Uno dei più grandi successi estivi d’oltreoceano è stato Sound of Freedom – Il canto della libertà di Alejandro Monteverde. È costato 40 milioni di dollari, al momento ne ha guadagnati 250 in tutto il mondo. Qual è la chiave del successo? L’importanza del tema trattato, ma al tempo stesso la particolarità dell’intero progetto.

Si tratta di un film controverso, che dietro la scritta “tratto da una storia vera” potrebbe nascondere più di un’insidia. Racconta delle gesta dell’agente Tim Ballard, che cerca di salvare il maggior numero di bambini dalla tratta del sesso che parte dal Sudamerica. A un certo punto abbandona il distintivo per immergersi nel cuore di tenebra, e riportare a casa una creatura che ha subito ogni tipo di abuso.

Negli Stati Uniti Sound of Freedom è stato accostato alle teorie complottiste legate a QAnon, un gruppo di estrema destra molto vicino a Trump. I partecipanti sostengono l’esistenza di un Deep State, un nuovo ordine mondiale che, tra le altre cose, sarebbe colluso con reti pedofile a livello globale. Inoltre Ballard e alcuni suoi collaboratori sono stati accusati di molestie, e la veridicità del racconto è stata messa in dubbio fin dalle prime proiezioni. La risposta è stata: “È il film che non vogliono farvi vedere”. Realtà o marketing? In questa sede, ci soffermiamo sul cinema.

Sul grande schermo è sempre molto difficile affrontare la pedofilia. L’etica dell’immagine è al centro del dibattito, fino a che punto spingersi è una scelta ardua. Spesso si sceglie di inserire il tema lateralmente, senza farlo diventare il focus della narrazione. Bisogna essere coraggiosi come, senza andare troppo lontano, aveva fatto Peter Jackson nel 2009 con Amabili resti. Il regista Monteverde rimane in superficie.

Si appoggia al thriller per rendere Sound of Freedom popolare, cita Apocalypse Now, ma non si immerge mai davvero nell’orrore. In qualche modo ne resta distante, esaltando l’epica e il patriottismo dell’impresa, sottolineando l’eroismo del protagonista, cadendo nella retorica. I cattivi sono stereotipati, i mostri sono opimi, con gli occhiali spessi, oppure sono i classici criminali colombiani armati fino ai denti.

Parlare di pedofilia è una responsabilità, qualcosa di necessario, e bisogna scavare, non limitarsi alle buone intenzioni. Stanley Tucci in Amabili resti mette ancora i brividi oggi. A Sound of Freedom mancano la drammaturgia profonda, il linguaggio appropriato, nonostante gli intenti. Con un sequel in arrivo, in sala il 19 e il 20 febbraio.