Tra gli aggettivi che andrebbero cancellati dal dizionario della critica segnaliamo: divertente. Usato in ogni caso e quasi sempre a sproposito, “divertente” è il classico argomento di chi non ne ha altri per difendere le proprie preferenze di gusto. Più appropriato a una festa di compleanno che a un film.
Il vostro recensore solleva la questione perché alcuni autorevoli colleghi si sono così espressi a proposito di Rock of Ages, confortati dallo sfacciato sottotitolo inglese, che avverte: Nothing but a good time. Un sussulto di onestà se non fosse anche un mettere le mani avanti.
Ma che avrà di tanto divertente il musical di Adam Shankman? La storia è di una prevedibilità sconcertante (a metà strada tra Burlesque e la serie boy meets girl dei vecchi musical RKO) e i due giovani protagonisti (la Hough e Boneta) sembrano due orfani di Maria De Filippi.
E se fosse l'estetica a suscitare sollazzo? In effetti la regia, degna di un talent show tv, fa ridere. Ah, dimenticavamo la nostalgia: una facciata senza contenuto.
E il trattamento riservato ai mostri sacri del rock, con le schitarrate dei Def Leppard e dei Guns ridotte a morbide basi musicali per karaoke in famiglia?!?
E la loro sfida all'establishment? Solo uno sfogo sessuale.
E Tom Cruise? Lui sì che è rock. E bravo. E osceno. E anche - non ditelo - sì, quello. Però non basta.