L’attimo fuggente di Peter Weir, il cult del 1989 con Robin Williams, era stato chiaro: carpe diem. Alcuni, scherzando, lo traducono con “oggi pesce”, invece i latini intendevano “afferra il giorno”, non lasciarti scappare nulla. Oltre a essere uno dei versi più famosi del poeta Orazio, è anche un mantra che al cinema, e non solo, è diventato imprescindibile.

L’ultimo esempio è la commedia francese Ricomincio da me diretta da Nathan Ambrosioni, in cui Camille Cottin presta il volto a una madre single, che si deve prendere cura di cinque figli. Il suo nome è Antonia, per tutti Toni, che dopo aver avuto successo in gioventù con una canzone, adesso vuole rifarsi una vita. L’obiettivo è tornare a studiare, ma non è facile con uno scatenato quintetto da domare tra le mura di casa. Sono adolescenti, devono capire in quale futuro immergersi. Litigano tra loro, anche se si vogliono bene, e scoprono i primi amori. Intanto Antonia tenta di rimettersi al centro della sua esistenza, cogliendo l’attimo.

La figura della madre, un grande archetipo su schermi di ogni formato, sta attraversando un momento di rinnovata attenzione, brilla sotto le luci della ribalta. Dalle nostre parti il maggior successo della stagione non a caso è C’è ancora domani di Paola Cortellesi, in cui l’attrice - regista interpreta Delia, un genitore che, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, è oppressa dal marito e cerca la libertà. Antonia in Ricomincio da me potrebbe essere una sua parente lontana: è schiacciata dagli impegni, e in più gli uomini scappano appena lei rivela di non essere sola. L’elemento cardine è l’emancipazione, l’epopea al femminile, in cui l’ostacolo da superare è all’ordine del giorno: i compiti, le lezioni di danza, l’iscrizione all’università.

I toni sono brillanti, l’incedere è sofisticato, ma allo stesso tempo il film ha un’anima molto popolare. Una famiglia eccentrica? Sarebbe una follia definirla in questo modo. Anzi è questa la sua carta vincente. Come in CODA – I segni del cuore di Sian Heder (miglior film agli Oscar 2021), che era tratto proprio da una fortunata commedia: La famiglia Bélier di Eric Lartigau.

Ricomincio da me segue quindi una tendenza radicata in Europa, senza scomodare madri coraggio, Mamma Roma o la Grecia di Mamma mia!, anche se in questo caso le parole degli ABBA non potevano essere più azzeccate: “Here we go again”, siamo di nuovo qui. Il regista Ambrosioni non inventa nulla, però è abile nel cavalcare lo spirito del nostro tempo, puntando sull’espressività di Cottin, da noi sugli scudi specialmente per la serie Call my agent!. Ma recuperatela anche nel sottovalutato La ragazza di Stillwater di Tom McCarthy, in cui rubava la scena a Matt Damon.

La sua Antonia gioca con i sorrisi amari, trattenuti. Cerca di resistere alla tempesta, canta per arrivare a fine mese, appoggiandosi a una passione ormai sfumata. Per arrotondare è “l’invitata speciale” alle feste di compleanno, è l’idolo di alcune ragazzine. Ma vorrebbe qualcosa di diverso. Un film semplice, che invita al coraggio, crede nel lato positivo di ogni disgrazia, e sa che la felicità è un sistema complesso.