Diretto da Sean Baker, campione dell'indie americano, sceneggiato a quattro mani con Chris Bergoch, Red Rocket annovera Simon Rex - anche egli già attivo nel cinema a luci rosse - nei panni di Mikey Saber, una pornostar fallita che torna nella sua piccola città natale in Texas, dove in realtà nessuno lo vuole.

Ritroverà la moglie Lexi (Bree Elrod), al pari della madre fulgido esempio di white trash, con cui la relazione sarà assai difficile, e corteggerà una 17enne commessa di un negozio di donuts, Strawberry (Susanna Son), pensando di introdurla al porno.

Al settimo lungometraggio, in carnet Tangerine (2015) e The Florida Project (2017), e per la prima volta in Concorso a Cannes, Baker conferma la sua medietà: molto abbiamo già visto di questo film, e anche fatto meglio.

Rex non è particolarmente espressivo, assai meglio la cantante Son al debutto sul grande schermo e l'ingrugnata Elrod, la storia non si sottrae al ritorno in città, anzi, cittadina, del misfit prodigo, un poverocristo superdotato solo nelle mutande, alla cui proverbiale seconda possibilità si rimane abbastanza indifferenti.

Non c'è evoluzione dei caratteri, anzi, qualche bozzettismo di troppo, sicché l'ennesimo longtake sulla fine del Sogno Americano genera sbadigli.