Travolti da un insolito destino, i personaggi di Roan Johnson sembrano incapaci di risalire la corrente per tirarsi fuori dai marosi con cui la vita li sorprende. Eppure lo fanno. Come per i post-sessantottini paranoici de I primi della lista e per gli universitari al giro di boa di Fino a qui tutto bene, anche Piuma, ultimo riuscitissimo lavoro dello sceneggiatore e regista anglo-italiano, è la storia di due eroi per caso e loro malgrado, improbabili già a partire dai nomi, Ferro e Cate. Colti a pochi mesi dall'esame di maturità e a poco più dal diventare - per caso no, loro malgrado sì - genitori. Non bastasse la situazione, ci sono pure i padri e le madri di lui e di lei a complicare le cose e i nonni e le badanti, perché non c'è peggior adulto di chi si ostina a non voler crescere.

Le cose si ribaltano dunque, i figli non educheranno i genitori ma sembrano saperla più lunga di loro o vivono come se la sapessero, il che se non altro è una bella prova di coraggio e una buona iniezione di fiducia.

Ed è sotto questo aspetto, tra i cliché della commedia, le battute al vetriolo e quelle più sceme, che Piuma parla di noi, di oggi, di padri e di figli, di eredità non volute ma (loro malgrado) accettate, fondamentalmente di responsabilità. Una parola dimenticata tra il finto edonismo social e il vuoto pneumatico di ambizioni di una generazione elevato addirittura a mantra dell'estate con quell'Andiamo a comandare non si sa dove, non si sa cosa.

Johnson si sposta dalla Toscana alla Roma di borgata senza perdere una virgola d'ispirazione, di resilienza morale e di arguzia. Non sbaglia un tono, una scena, un dialogo. Non sbaglia soprattutto il cast: perfetti Michela Cescon, Sergio Pierattini e Francesco Colella, semplicemente splendidi i due giovani protagonisti, gli esordienti Luigi Fedele e Blu Yoshimi.

In barba ai parolai funesti e ai sociologi d'accatto, in barba alla triste commedia quotidiana di un paese auto-afflitto, finalmente un film capace di amarsi, di amarci, di amare i propri personaggi, di restituirne un ritratto senza giudizio, tragicomico e lieve, tra il cinico e il romantico, quello di un'adolescenza con "il cuore dalla parte giusta". Un'adolescenza che piace, che come il samurai vede arrivare le difficoltà e se ne rallegra: perché "quando l'acqua sale, la barca fa altrettanto". Che forza questa Piuma!