La Aardman è ancora una factory creativa di ottimo livello, forse non come una ventina d'anni fa, quando fioccavano gli Oscar per i loro cortometraggi e Wallace e Gromit erano i paladini dell'animazione europea, ma viva e pronta a raccogliere le sfide americane con tanta voglia di riscatto.Dopo il burrascoso rapporto con la Dreamworks Animation, Peter Lord, Nick Park e soci sono stati accolti dalla Sony, sempre alla ricerca di una valida divisione animata. Dopo un primo progetto in digitale 3D, Il figlio di Babbo Natale, gradevole favola per le festività, era lecito aspettarsi il ritorno dei personaggi in plastilina da modellare e animare a passo uno. Non però lo strambo inventore e il suo intelligente cagnone che, dopo avere svelato il mistero del coniglio mannaro nel 2005 (altro Oscar), si godono un po' di riposo. Questa volta, ed è un manifesto programmatico, protagonista è una ciurma di bucanieri.Pirati! Briganti da strapazzo è la storia di un gruppo di amici che ha perso la retta via “professionale” e che vuole riconquistare la leadership che gli spetta di diritto. Poco importa che il protagonista sia Capitan Pirata e che le sirene delle sconfinate ricchezze arrivino dalla Regina Vittoria invece che da un produttore dai pochi scrupoli (John Lasseter non parla con “Mr. Dreamworks” Jeffrey Katzenberg dal 1998, dopo “l'affaire Bug's Life” che fece infuriare anche Steve Jobs), perché in Pirati! si rivede la libertà espressiva e il caustico umorismo che aveva fatto della Aardman un punto di riferimento, e in un'epoca in cui il digitale e il 3D la fanno da padrone, rivedere la certosina passione di questi artigiani hi-tech emoziona.Pirati! Briganti da strapazzo fa divertire grandi e piccini, con tempi comici eccellenti e un sapido umorismo british. Nella versione italiana Christian De Sica raccoglie il testimone di Hugh Grant e non lo fa rimpiangere, così come Luciana Littizzetto è brava nei panni della Regina Vittoria, ruolo perfetto per una sabauda DOC.