Sul fronte seriale, i The Jackal arrivano da un’operazione intelligente e forse non giustamente considerata, quel Generazione 56k che triangolava l’affresco collettivo con il racconto sentimentale, individuando in una storia d’amore la chiave d’accesso a un mondo interiore che in qualche modo appartiene a tutti. Miniserie che forse ambiva a farsi serie, si è fermata dopo i primi otto episodi, nonostante sia tra le cose italiane più belle apparse su Netflix.

A differenza di altre realtà emerse con il web, il gruppo napoletano – ormai “istituzionalizzato” grazie alla televisione generalista, al cinema brillante, alle piattaforme più ampie – si è messo a lato dell’operazione seriale: in Generazione 56k, diretto da Francesco Ebbasta (tra i fondatori del progetto nel 2005), i protagonisti erano due interpreti esterni al collettivo, con (alcuni de)i volti riconoscibili relegati a comprimari per saldare il legame con il loro pubblico (Fabio Balsamo e Gianluca Fru).

Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (Amazon Prime Video)
Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (Amazon Prime Video)

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Con la loro seconda esperienza, stavolta su Amazon Prime Video, i membri di spicco del gruppo si mettono in prima linea, con Balsamo, Fru, Ciro Priello e Aurora Leone a comporre il cast principale insieme a Martina Tinnirello, la cui estraneità al gruppo è adatta al meccanismo della storia. In Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (sei episodi disponibili dall’8 giugno), infatti, Tinnirello è una manager milanese declassata nella succursale napoletana dopo uno sbrocco con un cliente di peso (Achille Lauro, forte del suo accordone con Amazon).

L’inserimento in un contesto altro è la linea narrativa principale di una serie che, tuttavia, sembra quasi l’annuncio di una serie: recuperando e aggiornando forme e formati della sitcom tradizionale (pochi ambienti ma più punti di ripresa, coralità focalizzata su alcuni soggetti, puntate chiuse con linea narrativa orizzontale), Ebbasta e il co-ideatore Alessandro Grespan (che hanno scritto il soggetto e la sceneggiatura con Luca Vecchi e Stefano Di Santi) si mettono sulla scia della precedente esperienza seriale per continuare a esplorare peculiarità, ambizioni, malinconie, contraddizioni e miserie di una generazione, individuando nel mondo del lavoro lo spazio in cui misurare i sogni non all’altezza della realtà.

Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (Amazon Prime Video)
Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (Amazon Prime Video)

Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (Amazon Prime Video)

In questo caso c’è una scapestrata agenzia di comunicazione, che si occupa di digital e social per brand provinciali e influencer improbabili. Un mondo funzionale oltreché simbolico, certo, perché permette ai personaggi di interagire con figure effettivamente “tematiche” (Herbert Ballerina, Giovanni Mucciaccia, Gabriele Vagnato, Valentina Barbieri, Mario “Il Ginnasio” Terrone) ma anche di far emergere l’estro creativo e l’arte di arrangiarsi, il desiderio del successo e la frustrazione rispetto al mancato riconoscimento.

Tuttavia, Pesci piccoli (titolo efficace) sembra cercare continuamente una via, come si evince perfettamente nel quarto episodio, quantomeno rivelatore, quando improvvisamente la serie si autodenuncia debitrice a The Office, nella forma (le interviste, la camera a mano, l’impronta del mockumentary), nel contenitore (un ambiente di lavoro), nei personaggi (infantili fino al cinismo, eccentrici nella loro ordinarietà). E quando è la stessa Aurore Leone, proprio in quell’episodio, a fare una tirata contro la copia spacciata per citazione, ci chiediamo se Pesci piccoli voglia essere un omaggio da fan, un trattato per cultori, un atlante citazionista, il tentativo di trovare una cifra più compatta e propria (che è uno stallo tipico delle prime stagioni delle comedy americane, tra l’altro).

Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (Amazon Prime Video)
Pesci piccoli – Un'agenzia. Molte idee. Poco budget (Amazon Prime Video)

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Il divertimento è fuor di dubbio, il ritmo incalza, la voce di Fru che fa da commento interno è un’idea carina, la commistione con elementi più malinconici regge (la friendzone che subisce Aurora, lo spaesamento del Marione di Dino Porzio, l’episodio con Nonna Lia), il repertorio musicale indovinato (A mano a mano di Rino Gaetano, Giudizi universali di Samuele Bersani, Affogare di Giorgio Poi). Ma i pesci piccoli devono crescere. E cresceranno.