Immancabile, in una saga che ha generato 4 film, un remake e una serie tv, l’arrivo del prequel, ma Omen - L’origine del presagio è un film abbastanza inusuale rispetto al panorama dell’horror commerciale, specie di quello seriale, per la scelta dei temi trattati e per i modi di metterli in scena.

Diretto dall’esordiente Arkasha Stevenson (esperienza nei corti e in serie tv ad alto tasso di elaborazione estetica), il film vede come protagonista Margaret (Nell Tiger Free), una novizia inviata a Roma per prendere i voti lavorando in una scuola per orfane. Qui, conosce Carlita (Nicole Sorace), una ragazzina ombrosa e oscura che a quanto pare è al centro di un affare demoniaco legato proprio all’orfanotrofio e a chi lo gestisce, suor Silvia (Sonia Braga). Scritto dalla regista con Tim Smith e Keith Thomas, Omen - L’origine del presagio si lega alla saga perché racconta come è nato Damien, l’Anticristo che Gregory Peck adotta all’inizio del primo film nel 1976.

Quello che rende il film diverso dalla mera prosecuzione o anticipazione di un immaginario è il rapporto tra le figure femminili che lo popolano, in primis Margaret e Luz, due novizie che scoprono la propria femminilità e anche la loro vocazione attraverso il corpo, che percorrono la strada della negazione del fisico attraverso una scoperta, donarsi e conoscersi prima di celarsi al mondo. Sembra una riflessione indipendente rispetto al genere, e di sicuro poco usuale per un’opera commerciale, ma si innesta nella storia di maternità demoniaca che il film delinea, di corpi femminili dominati, controllati e manipolati in modo osceno dal potere.

Sicuramente è un tema molto vicino allo spirito dei tempi, ma Stevenson non è interessata alla denuncia o al pamphlet femminista, quanto a forzare i limiti del genere, a destabilizzare lo spettatore tipo, a raccontargli cose che non si aspettano in modi estetici poco banali: certo, il finale non manca di nessuno degli elementi del baraccone satanico, ma prima, il modo di concepire la suspense, di disegnarla, di curarne le immagini (il primo parto mostruoso è piuttosto forte, sebbene il montaggio lo calmi) mostra una mano e uno sguardo da tenere d’occhio, come si nota dalle atmosfere e dal modo di dirigere gli interpreti. Se dobbiamo pensare a un modo per ravvivare la banalità della paura, questo ci sembra piuttosto adatto.