Anche se il deserto avrebbe dovuto avere più luce, più mistero, più fascino, Oceano di fuoco - Hidalgo è un film divertente. Forse proprio perché non vuole avere nulla di documentaristico e di reale, ma soltanto conservare un appiglio alla veridicità della storia di Frank T. Hopkins e del suo cavallo mustang, la sceneggiatura di John Fusco - grande specialista di tradizioni americane western e di indomiti puledri - assecondata dalla regia di Joe Johnston, non ha paura di caratterizzazioni stereotipe, di prevedibilità da serial mattutino, di strizzatine d'occhi a impianti narrativi obsoleti. Ossia: il leggendario Frank (Viggo Mortensen), che nell'America del Far West fa il postino portando dispacci ai soldati bianchi sterminatori di indiani ' e ne rimane giustamente schifato ' accetta la sfida consistente in una micidiale gara di 3.000 miglia in pieno deserto arabo, così da scrollarsi di dosso gli orrori della patria e purificarsi dall'alcol che gli circola in corpo (prologo e crisi identici a quelli di Tom Cruise nell'Ultimo samurai), intascandosi eventualmente il premio da 100.000 dollari. Accetta, così, la proposta dello sceicco Riyadh (Omar Sharif, emozionato di rivestire panni simili a quelli di 41 anni fa, quando, ovviamente più giovane, era lui a cavalcare nei panni di Ali le dune marocchine di Merzouga nel mitico Lawrence d'Arabia) e parte per il Sahara con il suo affezionatissimo e scaltro Hidalgo. Entrambi appaiono delle schiappe, in confronto agli stalloni neri e guizzanti cavalcati da arabi feroci, che non potrebbero mai tollerare la vittoria di un infedele, mentre alla fine la dovranno digerire. Ma l'avventura prevale - pure se il film pretende a forza di incarnare un messaggio politicamente corretto nell'ideale incontro fra due culture oggi ostili più che mai -, non ha davvero delle regole ferree e permette giustificate sbandate e parentesi lungo l'emozionante e pericolosa cavalcata: tempesta del deserto e invasione di cavallette stile La Mummia, scalpiccio di zoccoli purosangue tirati al massimo che ricordano Seabiscuit, salvataggi rocamboleschi alla Indiana Jones, sabbie mobili, trappole e assalti di leopardi come da copione. E, naturalmente, la donna bianca cattiva e ambiziosa, capace di tutto per impossessarsi della perfezione equina (il cavallo dello sceicco) e la donna araba docile e innocente (la figlia dello sceicco), capace di rompere secolari tradizioni per una carezza autentica. Mortensen sembra, lungo tutto il film, un "Terminator" a cavallo che sbaraglia i nemici, difende i deboli (e gli animali), fa giustizia assecondando il misticismo degli indiani Lakota che gli scorre nel sangue meticcio. Fotografia di classe, musica interetnica, 25 specie faunistiche e 5 pony per impersonare Hidalgo (il mustang T.J. e quattro controfigure).