Leo Di Caprio, con la barbetta incolta e le ferite multiple dell'agente CIA Roger Ferris, in Medio Oriente per indagare su micidiali attentati in Europa, e il suo superiore, per lo più voce all'altro capo di una linea telefonica protetta: il veterano Ed Hoffman, un Russell Crowe invecchiato e appesantito ad hoc, che decide dagli States, tra la pipì di un figlio e la partita di un altro, vita e morte di Ferris & Co.
Sono loro i protagonisti di Nessuna verità (Body of Lies) di Ridley Scott, tratto dal romanzo del columnist del Washington Post David Ignatius. Ennesimo esempio di cinema Usa embedded – accezione positiva – nello status quo geopolitico della superpotenza, Nessuna verità vale a Di Caprio la sfida con Ledger ai prossimi Oscar, la quarta volta chez Scott per Crowe, la ribalta al fascinoso Mark Strong (il capo dei servizi giordani) e, per tutti, un apologo della dissimulazione, tra doppi giochi, tranelli, mezze verità e piene menzogne. Formato action e ratio psicologica, lussuosa e già vista confezione, un manipolo di premi Oscar nei credits, impeccabili effetti speciali e due argini: l'innocuo Spy Game del fratello di Ridley, Tony Scott, e il più complesso Syriana. In medio stat virtus?