Già autore di spot pubblicitari, videoclip e documentari, nonché del lungometraggio Phantom: The Submarine, Min Byung-Chun realizza (dopo un lavoro durato cinque anni)  il primo film coreano con una post-produzione interamente digitale: Natural City. Nel 2080, in un mondo sempre più condizionato dal conflitto tra cyborg ed esseri umani, un poliziotto della resistenza (Yoo Ji-tae) combatte contro le macchine ribelli e - allo stesso tempo - agisce clandestinamente per salvare l'amata Ria (Seon Rin), ballerina cyborg che si spegnerà nel giro di tre giorni. Per farlo è pronto anche a sacrificare l'esistenza di Cyon (Lee Jae-un), ragazza dei bassifondi, che diventerà poi preda di Cyper (Jung Doo-hong), macchina da combattimento a cui uno scienziato folle ha innestato la propria memoria. Crogiolo di fantascienza, azione, romanticismo e superomismo, Natural City riesce a farsi apprezzare per alcune scelte prettamente scenografiche e per qualche scena di combattimento. Condizionato da una visionarietà un po' fine a se stessa e da sottotesti triti e ritriti, il film soccombe però alla propria headline: "Finisce l'era di Blade Runner. Inizia il mito di Natural City". Azzardare paragoni è controproducente, soprattutto quando il prodotto proposto non è all'altezza.