Curioso il destino di Nadia, Butterfly, opera seconda del québechiano Pascal Plante selezionata dal Festival di Cannes 2020 e che si svolge all’indomani delle Olimpiadi di Tokyo 2020: due eventi che, come sappiamo, non si sono tenuti a causa della pandemia.

Niente di grave, perché la storia non è toccata dai contraccolpi della cronaca. Anzi, il mancato svolgimento delle Olimpiadi svincola il film – presentato alla 18a edizione di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma – dalle contingenze cronachistiche. Il cuore è nella crisi che irrompe e scatena il conflitto, nella rottura di un equilibrio, nella svolta di un racconto di formazione che si sta compiendo.

Alla fine dei giochi, dopo aver conquistato una medaglia di bronzo, la nuotatrice Nadia ha deciso di lasciare l’agonismo. Basta con gli allenamenti infiniti, con le tinozze piene di ghiaccio per tonificare il fisico, con la routine delle rinunce e dei sacrifici. È ancora molto giovane, Nadia, ma quasi crede di non essere più in tempo, che quell’epifania di una vita a metà le sia piombata nello spirito troppo tardi.

 

Com’è tipico per chi a lungo ha messo da parte piaceri e godimenti, si fionda nella possibilità di svago data da nottate di eccessi, tra litri di alcolici prima rigorosamente proibiti e il goffo flirtare con i ragazzi che ci provano. Nadia, Butterfly esplora l’improvvisa rivoluzione interiore di una “donna in fieri”, forse per la prima volta nella condizione di assumere una decisione che mette se stessa in primo piano.

Più che concentrarsi su limiti e dolori della vita a cui Nadia sta voltando le spalle, Plante si focalizza sulla nebulosa euforia del nuovo corso scelto dalla protagonista, impegnata in un percorso conflittuale. In questo modo non suggerisce l’idea che la vita sportiva sia di per sé un sacrificio ma che non sia più nell’orizzonte di Nadia.

Plante non indica soluzioni ma segue con attenzione e accortezza le fughe in avanti di un corpo che si libera di una corazza e cerca di essere altro da sé: bruco che si sta trasformando in farfalla, appunto, alla ricerca di una rotta dove volare senza ostacoli.