Il matrimonio tra cinema e videogiochi non è mai stato felice. Il cambio di linguaggio è complesso, i videogame fanno fatica a interagire col grande schermo. Un esempio è proprio quello di Mortal Kombat, picchiaduro per definizione, nato nel 1992, inizialmente con una grafica bidimensionale. I combattenti dovevano pestarsi a sangue fino a quando i punti vita di uno dei due si esaurivano. A quel punto scattava la fatality, una mossa spettacolare per mettere definitivamente fuori gioco lo sfidante.

La saga ha sempre avuto molto successo su piattaforma, e nel 1995 è anche arrivato il primo film con Christopher Lambert. Mortal Kombat, appunto, seguito anche da Mortal Kombat – Distruzione Totale. Entrambi sono discutibili, e forse è addirittura meglio Street Fighter – Sfida infernale con Jean – Claude van Damme, ispirato all’omonimo videogame del 1987 della Capcom. Ultimamente sullo schermo Mortal Kombat sta però avendo fortuna.

Pochi mesi fa è uscito il film d’animazione Mortal Kombat Legends: Scorpion’s Revenge e adesso si punta sul reboot Mortal Kombat diretto da Simon McQuoid. Il regista si dimentica però di uno dei principi fondamentali della narrazione: quello della pistola di Cechov. Lo scrittore russo sosteneva che non si può mettere una pistola in scena, se prima o poi non la si fa sparare. Ed è diventato un comandamento. Che Mortal Kombat tradisce in pieno.

 

Il titolo nasce da un torneo di arti marziali che deve decidere le sorti dell’universo. Incontro dopo incontro si dovrebbe scoprire il background degli eroi. Qui invece il torneo viene lasciato in disparte, creando una specie di prequel caricato a salve. I personaggi sono scarsamente delineati, alcuni sono meteore, che si agitano e muoiono alla velocità della luce. Gli unici elementi fedeli al divertimento su consolle sono la brutalità e la violenza. Ma forse non basteranno per convincere i fan ad apprezzare una rifondazione bizzarra, girata in pochi ambienti e anonima nei contenuti.

Il momento più riuscito è l’incipit, ambientato nel Giappone feudale. Poi si arriva ai giorni nostri, dove la Terra può essere salvata solo da un’antica profezia. Una nuova generazione di campioni si prepara a sfidare i mostri dell’Outworld per preservare l’indipendenza del nostro pianeta. Un malvagio stregone sguinzaglia i suoi scagnozzi per trovare i paladini e ucciderli senza pietà. Il nostro salvatore è un ex professionista delle MMA, che però ha ancora molto da dimostrare. Ma purtroppo Mortal Kombat resta ancorato a dinamiche consunte, e fatica a trovare un proprio spazio nel panorama degli action moderni.