Gli Stati Uniti visti dal Messico. Non solo le barriere, la frontiera da superare, la terra promessa da raggiungere, il potere che distrugge la vita del singolo: l’America può anche essere terreno fertile per una commedia. È il pensiero del regista Roberto Sneider, che adatta per il grande schermo il romanzo Ciudades desiertas di José Augustin e lo intitola Mi stai ammazzando, Susana. L’intuizione è quella di trasformare gli States in un non-luogo.

Molti film ci hanno abituato alle critiche contro la Casa Bianca, alle battaglie per i diritti civili, alla forza della protesta, del movimento, in una società forgiata sul mito del West. Qui invece Sneider asciuga la vicenda, e si focalizza principalmente sui protagonisti, in un gioco a due dai toni romantici.

Eligio, interpretato da Gael García Bernal, è un attore di soap, Susana vorrebbe fare la scrittrice. Sono sposati, ma un giorno lei vince una borsa di studio per frequentare un’università americana. Senza dire niente a Eligio, raccoglie le sue cose e se ne va. Inizia una rincorsa disperata, un gioco passionale a volte anche sopra le righe. Forse la chiave di lettura della storia ci viene fornita già dalle parole sul manifesto: “In amore vince chi ride”, nonostante il tradimento, l’abbandono, e anche il maschilismo di Eligio.

Quella tra i due amanti è una lotta che si concentra sui piccoli gesti, e trova il suo sfogo nella scrittura. Il sentimento scaturisce dalla parola, la sincerità è solo quella che si mette su carta. Nel mondo reale sono le bugie a prendere il sopravvento, in una fuga perenne, in un travagliato inseguimento che attraversa i confini. Sneider rielabora uno dei temi cardine del cinema americano, quello del viaggio. Con ironia ne coglie l’essenza, per poi snaturarlo. Crea un costante ritorno al punto di partenza, dove lo spostamento fisico non coincide con un’evoluzione morale. Ed è proprio qui che si vede la carica politica di Mi stai ammazzando, Susana.

 

Osservati dall’esterno, gli Stati Uniti girano a vuoto, si arrotolano su loro stessi. Promuovono una ricerca della libertà che è solo un’illusione. La prigionia scaturisce dall’impossibilità di essere moderni, per un popolo (questa volta i messicani) troppo ancorato alla tradizione. Sneider non fa sconti a nessuno, e costruisce una love story tagliente, anche se all’apparenza fin troppo semplice. Mi stai ammazzando, Susana arriva in Italia con cinque anni di ritardo. All’epoca la presidenza Trump era solo all’inizio. Però anche oggi non perde il suo mordente, e con animo spiritoso riesce a divertire nonostante qualche eccesso. Disponibile in digitale e su cgentertainment.it.