Da Scusa ma ti voglio sposare (2010), sequel di Scusa ma ti chiamo amore (2008) con Michela Quattrociocche che fiammeggiava con Raoul Bova alla commedia Universitari- Molto più che amici (2013). Dal mondo, appunto, degli universitari e dei ventenni Federico Moccia approda questa volta a quello dell’infanzia e dei bambini con Mamma qui comando io, prodotto da Alexandra Cinematografica, Neo Art Producciones con Rai Cinema e  distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos.

La storia è vera e racconta come la sentenza di un Tribunale italiano (per la precisione era un caso di separazione consensuale a Matera nel 2018) possa cambiare in modo imprevedibile i rapporti all’interno di una famiglia. Due genitori (Simone Montedoro e Daniela Virgilio) si separano ed entrambi chiedono l’affidamento congiunto del figlio Francesco Ludovisi (Alessio Di Domenicantonio, già Lucignolo nel Pinocchio di Matteo Garrone). Andranno a vivere con lui, a settimane alternate, nell’appartamento dove hanno abitato fino ad allora. Sarà poi disposta dal giudice un’indagine approfondita per la destinazione dell’appartamento, di proprietà della famiglia Ludovisi, e nel frattempo la casa (sorprendentemente) sarà affidata provvisoriamente al bambino. Alla scadenza dei sei mesi ci sarà un provvedimento definitivo per stabilire chi vivrà con il bambino nel suo appartamento.

A monitorare la situazione un assistente sociale, ma anche due nonni piuttosto particolari: da una parte la madre paterna, interpretata da Corinne Cléry che prepara solo centrifughe e piatti vegani e che vuole a tutti i costi, per meri interessi economici, sistemate il figlio con una nuova donna, e dall’altra il padre materno, interpretato da Maurizio Mattioli, che concede al nipotino rave party casalinghi e passate di pomodoro con tanto di coltello affilato.

Ancora una volta l’autore di Tre metri sopra il cielo scrive (coadiuvato da Luca Biglione e Giorgia) dirige e sceneggia una commedia ”romantica” che stavolta parla di un tema attuale e ben poco affrontato sul grande schermo ovvero l’affidamento di un minore sui generis in cui sono i genitori ad alternarsi a casa del figlio. Dunque il tema della bigenitorialità, per cui non è giusto far ricadere sul bambino la responsabilità delle scelte separative dei genitori. Al di là del tema Mamma qui comando io si colloca comunque sulla scia di tanti family, che mettono al centro del racconto mamme in crisi e imminenti Natali.

Tanto per dirne alcuni: 10 giorni senza mamma (2019), 10 giorni con Babbo Natale (2020) o il recente Tre di troppo (2023) con protagonista Fabio De Luigi , ma anche Improvvisamente Natale (2022) con Diego Abatantuono. Tra citazioni cinematografiche (“sono andato a letto presto” da C’era una volta in America a “Io sono la legge” Burt Lancaster) e una colonna sonora scritta appositamente per il film e prodotta da Joseba Label con quattro brani che fanno da cornice al film (tra questi “Ti voglio bene” cantato da Giovanni Segreti Bruno per uno dei momenti più teneri della storia), il settimo lungometraggio di Federico Moccia ci ricorda non solo che I bambini ci guardano (da titolo del film di Vittorio De Sica del 1943), ma che spesso sono più maturi degli adulti. E allora è giusto che siano loro, in caso di separazione, i “boss” della casa.