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MAID (L to R) RYLEA NEVAEH WHITTET as MADDY and MARGARET QUALLEY as ALEX in episode 101 of MAID Cr. RICARDO HUBBS/NETFLIX © 2021
SERIE DISPONIBILE SU NETFLIX
(2021) - 10 EPISODI
IDEATORE - Molly Smith Metzler
CAST – Margaret Qualley (Alex), Nick Robinson (Sean), Anika Noni Rose (Regina), Tracy Vilar (Yolanda), Andie MacDowell (Paula).
Alex (Margaret Qualley) ha gli occhi grandi aperti. Immobile nel suo letto, osserva il respiro del padre di sua figlia, un movimento che possa tradire ‘altro’ da un sonno profondo. Si solleva cautamente, esce dal letto e prende Maddy tra le braccia, fuggendo verso un rifugio per donne maltrattate. Perché da due anni Alex non lavora e vive isolata in un caravan in fondo al bosco di una brutta favola.
Il suo Sean (Nick Robinson) beve tutto il giorno, perde il controllo e diventa violento. Non contro di lei, non ancora. Poi l’ennesima sfuriata e il frammento di un piatto lanciato da Sean nella sua direzione finisce trai capelli di Maddy. È tempo di andare, chiudersi una porta pesante alle spalle e trovare una stabilità, anzitutto tutto finanziaria, per lei e la sua bambina.
La serie di Molly Smith Metzler, al suo debutto alla regia, racconta in dieci puntate la parabola esistenziale di una giovane donna coraggiosa e un po’ naïve che scopre a sue spese il prezzo della monogenitorialità e dell’indipendenza, quando si può contare solo su se stessi, o quasi. ‘Orfana’ di una madre artista hippie bipolare e di un padre riaccasato e sepolto in un passato prossimo, Alex smuove mari e monti pur di restare a galla. Ispirato al racconto autobiografico di Stephanie Land (Maid: Hard Work, Low Pay and a Mother’s Will to Survive), Maid coniuga il tema della violenza domestica con la povertà, distinguendosi per il trattamento che evita qualsiasi voyeurismo condiscendente o sentimentalismo stucchevole.


MAID (L to R) RYLEA NEVAEH WHITTET as MADDY, MARGARET QUALLEY as ALEX, and NICK ROBINSON as SEAN in episode 101 of MAID Cr. RICARDO HUBBS/NETFLIX © 2021
È soprattutto la tensione finanziaria a imprimere (letteralmente) il ritmo e il tono alla narrazione, sviluppata esclusivamente dal punto di vista della protagonista, presente nella quasi totalità delle scene. Ogni giorno porta con sé un affanno, banale per chiunque abbia l’assicurazione per coprire le spese, un incubo per tutti gli altri, che non sono rari nei ricchi paesi occidentali. Incidente stradale, macchina in panne, perdita della custodia di sua figlia, malattia, licenziamento…, Alex incontra una serie interminabile di difficoltà, inevitabili una volta infilato l’ingranaggio della precarietà.
Se l’accumulo di eventi drammatici appesantisce qualche volta il proposito limpido di Maid (nel Paese dove tutto è possibile, il possibile si raggiunge a condizione di accedere ai mezzi), la successione di disgrazie serve con pertinenza i cicli di violenza fisica, emozionale e istituzionale che sommergono le donne vittime di abusi e condannano le più indigenti. “Nessuno si senta escluso…”, cantava De André e conferma l’autrice individuando gli anelli di una catena sociale di abusi e di pregiudizi con cui si confrontano le madri celibi.
Maid interroga lo spettatore sulla propria condizione materiale, lo mette di fronte a percorsi di vita dove niente è scontato, figuriamoci ‘dato’, sonda il suo punto di vista sulla violenza coniugale. Bisogna colpire una donna per considerarla abusata? La risposta è no ma non è così evidente, non lo è per Alex, non lo è per lo Stato nel quale risiede la protagonista che non ha lividi da esporre alla legge. Non resta allora che la ‘sorellanza’, la solidarietà di un rifugio per donne maltrattate e quella relazione sacra tra madre e figlie, quella di Alex con sua madre e quella di Alex con sua figlia.
Nella serie questo legame è reso ancora più toccante dal rapporto parentale che intercorre giù dallo schermo tra Margaret Qualley e Andie MacDowell, che aggiunge ‘sale e pepe’, una dose di tragedia e di sollievo comico. La prima, nuova musa del cinema indipendente rivelata da The Leftovers – Svaniti nel nulla e apparsa recentemente nella Hollywood di Quentin Tarantino (C’era una volta a… Hollywood), disegna una performance di moderazione e perseveranza davanti al ‘genitore’ celebre e caricato a salve nei panni di una madre fuori misura e fuori di testa.
La sceneggiatrice di Shameless, Casual, Orange is the New Black adatta una storia di miseria quotidiana che non ha ambizioni artistiche ma sociali. Non basta volere le cose per ottenerle, non si lascia un marito e non i esce da una dramma domestico se la società non è pronta a proteggerti, a tendere la mano fino a rimetterti in piedi e in campo per giocarti finalmente la partita. Abitata da una rosa disuguale di personaggi, sovente più scritti che reali, Maid fa brillare di mille fuochi la sua protagonista, invisibile dietro i programmi di assistenza pubblica e dentro le case che spolvera e non potrà mai possedere. Ma sarà proprio l’impiego del titolo (‘donna di servizio’) a condurla al giorno in cui riprenderà l’università e abbraccerà il suo sogno di ragazza: scrivere.

