Non è la prima volta che Liam Neeson si confronta con avventure mirabolanti tra i ghiacci. Nel 2011 si è scontrato a mani nude con un branco di lupi in The Grey di Joe Carnahan, nel 2019 in Un uomo tranquillo di Hans Peter Molland guidava spazzaneve, riceveva il premio come cittadino dell’anno, e scatenava un pandemonio. Oggi si spinge nell’estremo nord del Canada in L’uomo dei ghiacci – Ice Road di Jonathan Hensleigh. L’ispirazione viene da Vite vendute di Henri-Georges Clouzot, rifatto poi da William Friedkin come Il salario della paura, titolo originale del precedente

Nel classico del 1953, in una località immaginaria dell’America Centrale, quattro avventurieri accettavano una missione impossibile: guidare due camion carichi di nitroglicerina su strade dissestate per seicento chilometri. Alla prima vibrazione, ci si poteva trasformare in polvere. Il plot di partenza di L’uomo dei ghiacci – Ice Road non è molto diverso. Crolla una miniera di diamanti, restano intrappolati molti operai. Un pugno di eroi viene chiamato per trasportare pesanti carichi, in tempo record, su una strada dove il ghiaccio si sta sciogliendo. Il rischio è, anche qui, che nessuno arrivi a destinazione.

 

Hensleigh realizza un remake non dichiarato. I camion non sono più due, ma tre, e i salvatori cinque invece che quattro. Cambia molto? Si punta tutto sull’adrenalina, sull’azione. Con una blanda caratterizzazione dei protagonisti, come l’afasia del meccanico dovuta alla guerra in Iraq o il tema delle terre strappate ai nativi. Però tutto resta in superficie, come la critica al capitalismo, lo sfruttamento, il denaro che conta più dell’essere umano: niente di nuovo, solo un pretesto per far esplodere il finimondo.

L’unico che sembra credere alla storia è Liam Neeson. Ormai è uno dei pochi attori di Hollywood che è riuscito a costruirsi un ruolo ben definito: quello del paladino impenitente, dell’uomo duro, che non tentenna mai e fa diventare l’incredibile normale amministrazione. Molti suoi colleghi hanno rallentato, come Stallone o Schwarzenegger. Neeson invece mantiene una media di un film ogni sei mesi. Schindler’s List è solo un ricordo lontano. Adesso non c’è nemico che possa resistere alla sua tenacia. La vera svolta è arrivata con il successo di Io vi troverò del 2008, un piccolo cult per gli appassionati, dove al rapimento della figlia seguiva una pioggia di pallottole. A più di settant’anni si dimostra ginnico, coriaceo e sempre imbattibile.

In L’uomo dei ghiacci – Ice Road si presenta come il cowboy senza nome di un western. Del suo personaggio sappiamo poco, solo che è sempre stato al volante per gran parte della sua vita. Ha sostituito la pistola con il cambio, e ad affiancarlo c’è suo fratello, uno dei migliori meccanici in circolazione. Dimostra un talento degno di Fast and Furious e, per adeguarsi ai tempi, il suo destriero è fatto d’acciaio e funziona a benzina. Padroneggia qualsiasi terreno, l’asfalto non gli basta. E quando ricorre alle mani è più tosto di Tom Cruise in Mission: Impossible. L’uomo dei ghiacci – Ice Road è dedicato ai suoi fan, a chi presta attenzione agli effetti speciali (non eccelsi), a chi ama le imprese che non si prendono troppo sul serio. Ci si poteva aspettare qualcosa in più.