Da Hollywood alla Cina a suon di cazzotti e hip hop. E' il senso di un'operazione come L'uomo con i pugni di ferro, pastiche che mescola wuxapian e western, pugnali volanti e rapper, star orientali e occidentali, nel nome non di un supposto sincretismo culturale ma dell'opportunismo economico: la via della seta fa sempre più gola agli studios.
A sostegno della tesi vanno citate le recenti acrobazie produttive di James Cameron, disponibilie a introdurre personaggi con gli occhi a mandorla nel sequel di Avatar, e di Quentin Tarantino, costretto a rivedere con l'accetta il suo Django Unchained, mutilandolo per la censura cinese. E tocca ancora a quest'ultimo ricoprire il ruolo di centravanti di sfondamento delle nuove strategie di mercato: pur segnando l'esordio dietro la macchina da presa del rapper RZA, L'uomo con i pugni di ferro è griffato in tutto e (quasi) per tutto Tarantino: lui il produttore del film, lui il mentore di RZA (che è anche sceneggiatore con un altro tarantiniano doc: Eli Roth), suo l'imprinting ideativo ed estetico. Persino il cast & crew è a prestito: ci sono Lucy Liu (Kill Bill) e - pure se in semplici camei - Pam Grier (Jackie Brown) e Gordon Liu (Kill Bill: Vol. 1 e 2); c'è il montatore Joe D'Augustine e il truccatore Greg Nicotero.
Anche così L'uomo con i pugni di ferro non è un film compiutamente tarantiniano: l'ultima mano di vernice la dà comunque RZA, che sarà pure uno dei migliori rapper della storia (lo scrive Rolling Stone) ma come regista lascia molto a desiderare. E se a un derivato postomodernista gli togli la regia, il superfluo salta all'occhio: non c'è una storia, ma un pretesto; non un progetto estetico, ma un bazar stilistico; nessuna idea portante ma l'allargarsi a macchia d'olio di una ridondante performance ludica.
Cafone, babbeo e a tratti divertente, L'uomo con i pugni di ferro è un baraccone tenuto in piedi soprattutto dalle coreografie (alcune scene di combattimento sono in effetti notevoli) e dal carisma dei suoi interpreti, su tutti un sempre più bolso Russell Crowe, l'ottusamente tosto Dave Bautista e le stelle d'oriente Byron Mann, Daniel Wu e Rick Yune.
Persino RZA non si fa disprezzare come attore (è il protagonista), a patto d'accettare la presenza di un fabbro di colore nella Cina del tardo impero.Se non badate alle sottigliezze, eccovi un passatempo ragionevolmente piacevole.