Il caso e le sliding doors, declinato in ricette dall'indiano Ritesh Batra. La storia di Lunchbox incomincia con un equivoco: una consegna sbagliata nell'efficientissimo sistema di smistamento dei “portapranzo” (i famosi “Mumbai Dabbawallahs”, uomini che corrono da una parte all'altra con i loro risciò pieni di contenitori colorati), mette in contatto una giovane casalinga con un funzionario di un ministero, solo e attempato.
Un biglietto tira l'altro mentre ricette sempre più gustose avvinghiano i palati: da lì all'innamoramento, anche solo immaginato, è un attimo. Così mentre pensieri amorosi prendono forma, decidono finalmente di incontrarsi, lei madre di una bambina e moglie di un uomo che non la desidera più, lui trascinato dalla speranza di una seconda opportunità. Nonostante la trama accattivante (uno dei progetti finanziati dal Filmlab di Torino, selezionato alla Semaine de la Critique di Cannes), l'esordio alla regia di Batra si perde un po' alla fine, nel dedalo di vie polverose e intricati percorsi della grande Mumbai. Un'opera prima comunque notevole, malinconica, con l'attore di fama mondiale Irrfan Khan.