Uno dei difetti ricorrenti del documentario italiano recente è confondere la materia grezza della realtà con il contenuto cinematografico tout court. Come se il solo fatto di cogliere il reale in flagranza sollevasse da ogni altra incombenza progettuale ed estetica.

Sfortunatamente non è così e se c'era bisogno di prove ulteriori quest'Ultima spiaggia ne fornisce a sufficienza.

Ambientato in una stazione balneare triestina fondata a inizio '900, La Lanterna (bagni meglio noti come "Pedocin"), il doc di Thanos Anastopoulos & Davide Del Degan (co-prodotto da Italia-Grecia-Francia e pre-acquistato da Rai Cinema) ha l'ambizione di condensare attorno a questo luogo di confine (in tutti i sensi) una serie di suggestioni storiche e di costume.

A caratterizzare questo stabilimento (fondato a inizio '900) e a renderlo diverso da strutture analoghe in Europa, oltre al prezzo (1 €!), è che mantiene ancora la separazione fra uomini e donne, con tanto di muro a dividere il tratto di spiaggia da riservare agli uni e agli altri.

Una realtà fuori dal tempo dunque, forte però del pieno sostegno della città e dei suoi abitanti, che Anastopoulos & Del Degan colgono così come sono, senza forzare mai la mano, divagando e pigramente osservandoli, in piena e oziosa ritmica da spiaggia.

Pensieri, parole, abitudini e ricordi si affastellano senza soluzione di continuità e si connettono con la memoria di vicende storiche più grandi lì capitate (e restituire dalle immagini d'archivio), in un mosaico composito e mai veramente necessario, che si trascina inopinatamente e stancamente per oltre due ore.