Nella Hong Kong di fine anni ’30, ancora colonia britannica a pochi anni dall’invasione giapponese, la giovane Ge Weilong (Sandra Ma Sichun, che comunque ha 32 anni) torna da Shanghai, dove lascia i propri genitori, per cercare di completare i propri studi.

Chiede aiuto alla zia, la signora Liang (Faye Yu), facoltosa ereditiera, famosa per la vita equivoca che conduce. A poco a poco Weilong diventa una marionetta nelle mani della zia, che la coinvolge nell’adescamento di uomini ricchi e potenti, finché la giovane non si innamora di George Qiao (Eddie Peng), nullafacente vitellone sciupafemmine il cui scopo è quello di sposare una ragazza ricca per mantenere il proprio stile di vita lussuoso.

Di Yi Lu Xiang (Love After Love) è il film che la regista cinese Ann Hui porta Fuori Concorso alla Mostra di Venezia in occasione del conferimento del Leone d’Oro alla Carriera: polpettone patinato e verboso, il film (realizzato in condizioni oggettivamente sfavorevoli, durante i recenti tumulti di Hong Kong e poi in lockdown causa Covid per la postproduzione) regala pochi sussulti e poca autenticità.

Love After Love
Love After Love
Love After Love
Love After Love

D’accordo, l’ambientazione di per sé “fuori dal mondo”, in questa lussuosa villa dove – almeno all’inizio – sembra di assistere ad una rilettura di Cenerentola (mentre in realtà il racconto è tratto dal romanzo Aloeswood Incense: The First Brazier di Eileen Chang, nome inglese di Zhang Ailing), vada per le caratterizzazioni abbastanza stereotipate, ma l’andamento lento e la totale asincronia visiva tra il periodo raccontato e la fotografia da rotocalco di Christopher Doyle (i tempi delle luci per Wong Kar-wai sono andati per sempre?) finiscono per appiattire mortalmente un film che neanche le musiche di Ryuichi Sakamoto (anche lui ha fatto di meglio) riescono a tenere in vita.

Nessuno sguardo al contesto circostante (eccetto qualche sporadica sequenza o piccolo accenno), Love After Love - la sceneggiatura è di Wang Anyi - è romanzetto rosa che vorrebbe catturare la peculiarità di un ambiente confuso e ipocrita, insistendo molto sull’aspetto melodrammatico di intrecci francamente al limite dell’assurdo: manca però la vis registica, la ferocia di uno sguardo che non finisca per seguirne le derive in maniera così passiva e noiosa.

Love After Love
Love After Love
Love After Love
Love After Love

E 141 minuti di durata oltrepassano francamente il limite di qualsiasi punizione.