Un mondo senza poesia, senza arte. Il talento non è riconosciuto, si vive nell’indifferenza. L’unica necessità è apparire, far parte del flusso di immagini che ci bombarda ogni giorno. Il pensiero, lo studio, la bellezza d’animo interessano a pochi. Superficialità, mancata comprensione dell’altro: ecco quali sono le nuove correnti, quelle contro cui l’esordiente Sara Colangelo punta il dito.

Un bambino indiano ha delle doti straordinarie, sa riconoscere l’importanza della parola nonostante la tenera età. Lui scrive poesie, senza che nessuno se ne accorga. L’unica a prestargli orecchio è la sua insegnante d’asilo, una donna a cui l’esistenza ha voltato le spalle. I suoi figli l’hanno dimenticata, il marito non la desidera più. Nelle capacità eccezionali del piccolo Jimmy, lei vede la sua possibilità di riscatto.

Diventa una crociata personale, una guerra contro il distacco e l’apatia. Il suo è un sogno irrealizzabile: tornare a sentirsi importante. Ma il mondo freddo la respinge, nessuno sembra più capace di godere delle piccole cose. Tutti sono indaffarati, seguono una routine vuota. Fermarsi è impossibile. Gli anni passano troppo in fretta, e alla fine ci si chiede se si ha vissuto davvero.

I versi di Jimmy cercano di risvegliare le coscienze, di guardare la realtà con occhio nuovo. Nella sua ingenuità, vuole stupire il lettore con uno stile fresco, innocente. Lui compone per gioco, ignorato da una famiglia difficile. Non comprende la differenza tra fiducia e tradimento, ma sa riportare su carta lo spirito sacro della natura.

Lontano da qui è il remake americano di The Kindergarten Teacher, film israeliano diretto da Nadav Lapid. Le storie sono simili, come anche il messaggio: è la società a decidere che cosa deve essere rilevante per gli altri. Altrimenti tutto è immobile, silenzioso, in Israele, in America, ovunque. Neanche la magia riesce più a scuotere, forse solo la violenza. L’oscurità richiama l’attenzione dei più, la luce lascia impassibili.