La tragicomica avventura della famiglia Hoover, una combriccola di bizzarri personaggi che a bordo del loro pulmino Volkswagen accompagnano la piccola Olive, sette anni, al concorso di bellezza che dà il titolo al film scritto e diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris. Dell'allegra - ma non troppo - brigata fanno parte papà Richard, votato al successo e condannato alla sconfitta; mamma Sheryl, incline al "buonismo" educativo, e il fratello Frank, esegeta proustiano e, tra le altre cose, fresco di tentativo di suicidio; l'adolescente Dwayne, cultore di Nietszche e muto per scelta; il nonno, espulso dalla casa di riposo per abuso di sostanze stupefacenti e non solo... Costato otto milioni di dollari, uscito negli Stati Uniti in sole sette sale, Little Miss Sunshine ne ha poi conquistate millecinquecento, totalizzando oltre quarantadue milioni al botteghino stelle & strisce. Grazie al passaparola, su scala globale: ottima resa in Gran Bretagna e guadagni stratosferici in Francia. Ora tocca a noi: sapremo - vorremo? - apprezzare un road-movie non politically-correct, che elogia la famiglia, seppur estremamente sui generis, e soprattutto i loser, ovvero i perdenti. Ottimi interpreti, su tutti Greg Kinnear nei panni di Richard, soundtrack strepitosa e sceneggiatura senza sbavature, e poi che costumi: la piccola Olive in shorts, stivaloni rossi e ventre prominente è da antologia. Da tempo, non si rideva così - bene - al cinema: un apologo sui perdenti assolutamente imperdibile.