L'avenir secondo Mia Hansen-Løve: la regista parigina, moglie di Olivier Assayas, per il suo quinto lungometraggio ha scelto di raccontare una donna di mezza età che cerca di dare un nuovo senso alla sua esistenza.

La protagonista è Isabelle Huppert, nei panni di Nathalie, insegnante di filosofia in un liceo parigino.

La donna si trova di fronte a un bivio quando, inaspettatamente, viene lasciata dal marito Heinz dopo venticinque anni di matrimonio.

Allontanatasi anche dai due figli adolescenti, Nathalie cerca di mettere ordine nella propria vita attraverso il rapporto con l'eccentrica madre malata e l’intensa amicizia con un suo ex alunno.

Dopo aver raccontato dei giovan(issim)i in Un amore di gioventù (2011) e Eden (2014), Mia Hansen-Løve mette al centro della storia una persona di età molto diversa, confermando però la sua capacità di raffinata psicologa della natura umana.

Nathalie è una donna molto colta, ma incapace di traslare il suo sapere umanistico nella vita di tutti i giorni: fatica ad applicare le sue conoscenze teoriche alla realtà e deve piegarsi alla logica sfuggente dei sentimenti. Il futuro, forse, è l’unica speranza, se mancano le certezze di un presente che fatica a controllare.

È un film più di sceneggiatura che di regia, in cui la parola domina sull’immagine: niente di male, anzi, se non fosse che in diversi passaggi manca una certa spontaneità e non ci sono grandi guizzi narrativi da segnalare.

Al termine della visione rimangono diversi spunti su cui riflettere, alcuni dialoghi colpiscono nel segno, ma il ritmo è un po’ altalenante e varie sequenze poco incisive.

L’essenzialità della messinscena esalta comunque diverse prove attoriali: non solo un’ottima Isabelle Huppert, che si conferma in formissima vista anche la performance in Elle di Paul Verhoeven, ma anche il cast di contorno, in cui svetta Edith Scob nel ruolo della madre di Nathalie.

Da segnalare che il film arriva nelle nostre sale con più di un anno di ritardo dalla presentazione in concorso al Festival di Berlino 2016, dove ha vinto l’Orso d’Argento per la miglior regia.