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Naomi Watts in L'amico fedele
What Are You Going Through (Cosa stai attraversando), recitava il titolo originale di Attraverso la vita, il romanzo da cui Pedro Almodóvar ha tratto La stanza accanto, la cui autrice, Sigrid Nunez, aveva vinto il National Book Award per la narrativa con il libro scritto qualche anno prima, The Friend. Che, citando una domanda che ricorre nella storia, si potrebbe intitolare anche Cosa succederà al cane.
In fondo, L’amico fedele – che di quel romanzo è l’adattamento, firmato da Scott McGehee e David Siegel – si sviluppa attorno allo stesso tema: un lutto, che, a differenza della Stanza accanto, è già avvenuto e da accettare, affrontare, metabolizzare, superare. Fuori campo: un celebre scrittore si è tolto la vita e la sua migliore amica, una scrittrice in crisi creativa, si ritrova a doverne custodire l’eredità. Non solo un volume dedicato alla corrispondenza della star letteraria, ma anche Apollo, il gigantesco alano che la vedova (nonché terza moglie: il caro estinto è stato sentimentalmente irrequieto e sessualmente controverso, da cui l’allentamento dalla cattedra universitaria) le affida perché “lui avrebbe voluto così”. Solo che la protagonista vive in un minuscolo appartamento a prezzo calmierato, in uno stabile precluso ai cani, e la convivenza non parte nel migliore dei modi.
Il problema è che anche i cani avvertono il lutto: cosa succede a un cane non più giovanissimo che, improvvisamente, perde l’uomo che l’ha salvato dalla strada? Lo cerca nell’odore di una maglietta sgualcita, nella voce che legge l’articolo di una rivista, nel corpo della figlia mai del tutto compresa, nell’idiosincrasia alle persone detestate dal padrone. E lo trova nel riconoscimento reciproco con una donna nel pieno di un’elaborazione: due orfani che, di fronte a una morte inaccettabile, devono reimparare a camminare.
D’altronde, la vita è meravigliosa, come nel capolavoro che ha riconfigurato il Natale nell’orizzonte americano – ed è proprio a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo che si sviluppa la storia – e che, con una scena che passa in televisione senza troppa enfatizzazione, offre la spinta per una rinascita, il riposizionamento nella realtà, lo specchio nel quale riflettere speranze e aspettative.


Naomi Watts e Bill Murray in L'amico fedele
(Bleecker Street)L’amico fedele è malinconico senza vergogna né compiacimenti, accordato su un vellutato repertorio musicale in bilico tra jazz e folk, valorizzato da spazi significanti che indicano il milieu socioculturale: l’élite letteraria che vive in appartamenti arredati con libri, piante e locandine, ben illuminati di giorno e dove cenare di sera con le luci suffuse; la “classe disagiata” dello stesso contesto professionale che deve fare i conti con gli affitti di alloggi accoglienti ma essenziali, comunque pieni di eleganti suppellettili nostalgici; una casetta vista mare come approdo dopo essere sopravvissuti al naufragio.
Come I Newyorkesi di Cathleen Schine e il pur melenso Hachiko, l’ingaggio emotivo è garantito dal rapporto con il cane (grande interpretazione che passa attraverso gli occhi struggenti), con una tenerezza ben veicolata dalla bella interpretazione di Naomi Watts, ma al film non manca né un’ambizione metatestuale (il finale che allude alla Signora Dalloway, altra riflessione sul lutto di un amico) né un coro di comprimari ben intonati (il fantasmatico Bill Murray, Ann Dowd come affettuosa vicina, le mogli Noma Dumezweni, Carla Gugino e Constance Wu, la figlia Sarah Pidgeon).