Yoel, 45 anni, è uno dei massimi esperti mondiali in tema di Olocausto. In particolare, ha trascorso gli ultimi 15 anni nello studio meticoloso dei metodi di sterminio degli ebrei da parte dei nazisti in Austra e Ungheria.

Ora è impegnato in una battaglia legale contro il governo austriaco per il riconoscimento di una fossa comune in cui sarebbero seppelliti 200 ebrei massacrati dai nazisti.

Nel corso delle sue ricerche però, Yoel (un opportunamente compassato Ori Pfeffer) scopre, quasi per caso, documenti "classificati" che gli rivelano che la madre non è quella che afferma di essere. E le sue certezze vengono meno.

E' La testimonianza di Amichai Greeneberg, avvincente opera prima in gara in Orizzonti. Un tesissimo giallo psicologico che si serve di un tema doloroso come la memoria della Shoah per riflettere sul triplice concetto di identità- umana, culturale e religiosa - e per mettere in questione, con un coraggio raro, lo scivoloso dibattito sul negazionismo.

Greeneberg lavora molto bene sul tessuto indiziario del reale vagliandolo attraverso una sofisticata - e talvolta volutamente ambigua - messa in scena metaforica. Un esordio davvero sorprendente.

Presentato in Orizzonti a Venezia 2017 e menzione speciale al Tertio Millennio Film Fest.