Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 1977. Il belga Eddy (Benoit Poelvoorde) esce di prigione. Viene accolto dall'amico algerino Osman (Roschdy Zem), che lo ospita in una roulotte di fronte la sua catapecchia. Durante il giorno, mentre Osman è al lavoro, Eddy si prende cura di Samira (Seli Gmach), figlia del primo. La mamma (Nadine Labaki), nel frattempo, è in ospedale, in attesa di un'operazione all'anca che costa però più di 50.000 franchi. E Osman, che quei soldi non sa come procurarseli, decide suo malgrado di dare spago alla folle idea dell'amico di "rapire" la bara di Charlie Chaplin, morto la notte di Natale e sepolto proprio a Vevey, dove aveva vissuto gli ultimi venti anni, e chiedere un riscatto ai familiari del celebre Charlot...

Xavier Beauvois, dopo Uomini di Dio, cambia drasticamente registro, portando sullo schermo - con i toni della commedia - la vera storia del rapimento della salma di Chaplin. Il regista francese - che firma anche la sceneggiatura con Etienne Comar - ricostruisce a suo modo la vicenda (in realtà i due balordi erano di nazionalità polacca e bulgara, e alla base della loro azione c'era il desiderio di poter aprire poi un'autofficina con i soldi del riscatto), concentrandosi più che altro sull'umanità dei due protagonisti, criminali per caso, "già condannati all'ergastolo di un'esistenza da dimenticati", parafrasando l'arringa difensiva pronunciata dal loro avvocato durante il processo che anticipa la chiusura del film. Per non parlare dell'interessante intuizione secondo cui, in fondo, essendosi sempre calato nei panni del bisognoso, nullatenente, vagabondo e via dicendo, lo stesso Chaplin sarebbe stato ben contento di poter aiutare due disperati con una minima parte dei tantissimi soldi guadagnati in vita.

"Generosità" che sembra essere la parola chiave dell'intera operazione: Osman si prende cura di Eddy in nome di un "principio" (anni prima fu tratto in salvo da lui), Eddy si prende cura di Samira, Osman si "violenta" facendo una cosa che, sempre per principio, rifiuta, solo perché impossibilitato a garantire le cure di cui necessita la moglie. Senza dimenticare il gesto della figlia di Chaplin alla fine del film. Inventato, come tutto il resto delle caratterizzazioni o delle vicende che riguardano i personaggi presentati sullo schermo: quello che interessa a Beauvois, d'altronde, è proiettare su un evento di per sé drammatico (e realmente avvenuto) l'aura di umanità con cui lo stesso Chaplin ammantava i suoi film.
Umanità e "riscatto": non quello per il rapimento della salma, ma quello che caratterizza il percorso dei due protagonisti. Un'operazione godibile, impreziosita dalle performance del cast (c'è anche Chiara Mastroianni, titolare di un circo che non può non richiamare altri aspetti di chapliniana memoria...) e dalle musiche di Michel Legrand.