Julie (Renate Reinsve) sta per compiere trent’anni, e non è niente male. Ha fascino, intelligenza, un po’ di stronzaggine che non guasta, e vuole vivere: nel mentre, spreca, anzi, si spreca, ché la via professionale sovente è un testacoda. Finché non incontra Aksel (Anders Danielsen Lie), un bel tipo, più grande, graphic novelist di successo: senza lederla, nemmeno imbrigliarla, vorrebbe mettere su famiglia, lei no. Forse. A cambiare le carte è la festa in cui s’imbuca: giochi di seduzione vari ed eventuali, dall’assistere all’altrui minzione fino a annusarsi vicendevolmente le ascelle, ma con l’aitante e gioviale Eivind (Herbert Nordrum) c’è qualcosa davvero. Forse.

La logline è ammirevole: “Il terzo film della trilogia di Oslo di Joachim Trier è un dramma comico sull'amore nel nostro tempo e sull'avere tutte le opportunità della vita, ma sentirsi ancora la persona peggiore del mondo”. La persona peggiore del mondo corre per la Palma d’Oro di Cannes 74, e non è la prima volta per il norvegese Trier, e qualche riconoscimento potrebbe averlo: tutti gli attori sono ottimi, la Reinsve non ruberebbe l’alloro.

Sul tema almeno da 500 giorni insieme fin qui, si sono espressi in tanti, più o meno meritoriamente, ma se non inedita la versione di Trier ha qualche tratto distintivo: la capacità di passare dal comico al drammatico, dal futile al lancinante scalando le marce drammaturgiche prima che poetiche senza strappare né ingolfare, l’update, il qui e ora di fellatio, whore, anzi, sex worker, privilegio bianco e maschio, fumetti sessisti all’epoca del #MeToo, e invero un personaggio femminile ricco, sfaccettato, sfrontato che non si trova spesso, nemmeno nei film delle registe (ricorda un po' Toni Erdmann di Maren Ade, piuttosto).

Per Trier si tratta di un film “che esamina seriamente le difficoltà di incontrare qualcuno quando stai lottando per capire la tua vita; quanto indecise e incerte possono diventare anche le persone più razionali e altrimenti sicure di sé quando si innamorano; e quanto è complicato, anche per i romantici, ottenere effettivamente ciò che hanno sempre sognato”. E c’è una professione che simboleggia l’arco di Julie: la fotografa di scena.

E c’è una sensazione, perfino inquietante, che La persona peggiore del mondo consegna: che sia comunque troppo tardi, anche quando è presto.