I bene informati si ricordano della contea inglese del Suffolk per Eyes Wide Shut di Kubrick (gli interni della villa del piacere), per I racconti di Canterbury di Pasolini o per la casa dei genitori di Harry Potter (Godric’s Hollow) nella saga del celebre maghetto creata da J. K. Rowling. Difficile pensare che nel Suffolk, nel 1939, sia venuta alla luce una nave funeraria addirittura del VII secolo. Apparteneva al re vichingo Raedwald, e si tratta di uno dei reperti più importanti che siano mai stati ritrovati in Gran Bretagna. Oggi è esposto al British Museum.

La vicenda è tornata alla ribalta grazie al libro di John Preston e al film realizzato da Netflix La nave sepolta, dedicato proprio agli scavi di Sutton Hoo. È una storia che lavora sul piacere della scoperta, sul brivido dell’ignoto. I toni sono trattenuti, l’incedere è quieto nonostante la meraviglia suscitata dall’avvenimento. In principio la ricca proprietaria del terreno chiama l’archeologo autodidatta Basil Brown, poi arrivano anche gli esperti da Londra. A duettare sono Carey Mulligan e Ralph Fiennes, che costituiscono il cuore di La nave sepolta, con le loro interpretazioni misurate e la gestualità mai eccessiva.

Si parte dall’amicizia tra i due per poi lasciare spazio a un’avventura più corale, dove le vicende private si intrecciano con quella del “relitto” che piano piano affiora. La struttura potrebbe essere quella del dittico di Ken Follet I pilastri della Terra e Mondo senza fine, che ruotavano attorno al completamento della cattedrale di Kingsbridge. La Storia al centro. Intanto anche il conflitto mondiale si avvicina. Lo si percepisce dalle chiacchiere della gente, e dagli aerei che attraversano il cielo. È come se l’essere umano fosse schiacciato tra le nuvole e il suolo, nella disperata ricerca di un po’ di pace, dove riconciliarsi tra passato e presente. A incombere è la consapevolezza degli anni che verranno, quando l’Inghilterra, come il mondo, sarà messa a dura prova.

Il regista Simon Stone utilizza molto la macchina a mano, vuole imprimere una nota di immediatezza al racconto. Spesso si avvicina ai volti dei protagonisti, come se volesse catturarne ogni sfumatura, nonostante le apparenti espressioni impassibili. Alla narrazione viene impressa una rinnovata dinamicità, che proietta il 1939 nel Duemila. È notevole anche l’attenzione per la profondità di campo. A tratti Stone sembra seguire la lezione di Welles per l’uso del grandangolo. In alcune sequenze, il viso di Fiennes riempie l’inquadratura in primo piano, e subito dietro si vede la figura di un altro attore. I due parlano ed entrambi restano a fuoco.

 

THE DIG (L-R): JOHNNY FLYNN as RORY LOMAX, LILY JAMES as PEGGY PRESTON. Cr. LARRY HORRICKS/NETFLIX © 2021

In altre situazioni Stone contrappone l’essere umano alla natura, mettendolo in solitudine in mezzo all’erba e agli alberi, magari in preda alla furia degli elementi mentre si scatena una tempesta. Il rischio è di innamorarsi troppo della cinepresa, ma il risultato è di indubbio fascino. Anche se la musica a volte è troppo invadente, La nave sepolta mantiene un suo equilibrio, e con forza mescola la complessità dei sentimenti a quella dello scavo. Non ci sono intenti documentaristici, prevale la finzione, sottolineata da un marcato lirismo. Sbilanciandoci, possiamo dire che La nave sepolta è una delle prime sorprese targate Netflix di questo 2021.