Dopo mezzanotte, ancora Torino, ancora low budget e hi-tech (Canon 300 e droni per le riprese aeree, assai suggestive, spesso notturne), e dal passato l'eco attualissima di Giacomo Leopardi e le sue preveggenti Operette morali. Fuori concorso al Festival di Roma, Davide Ferrario porta La luna su Torino, cercando sul 45° Parallelo che attraversa la città piemontese le convergenze parallele tra leggerezza del racconto e – calvinianamente – la pesantezza dei soggiacenti temi esistenziali, ovvero: quale è il nostro posto al mondo?
Weltanschauung affidata ai tre coinquilini di una villa in collina, location ideale per vedere meglio la città,  e la vita: Ugo (Walter Leonardi, davvero bravo), 40ennee rotti che quella casa l'ha avuta in eredità, ci vive citando Leopardi, dilettandosi ai fornelli e coi manga erotici, muovendosi in bici e frequentando gli anziani, senza fare nulla più, o quasi, anche con le donne; Maria (Manuela Parodi), 26enne, lavora in un'agenzia di viaggi e non ha ancora capito che vuole dalla vita, se partire o restare, se amare e/o sposare; Dario (Eugenio Franceschini), 20enne, studia letteratura a tempo perso e lavora allo Zoom, un safari park sui generis.
Ferrario li tallona con mano lieve e occhio riflessivo, cercando nello stile light l'interpunzione di un delicato, non pretenzioso ma materico stream of consciousness sul vivere oggi, in equilibrio su quel fatidico parallelo esistenziale: se vogliamo, la tensione è simbolica, non allegorica, il rimando alla favola (solo così si può pensare a dei giovani oggi che si licenziano senza colpo ferire o perduto il tetto se ne vanno in bicicletta verso l'ignoto…) o, meglio, all'operetta morale, quel che non è riuscito in tempi recenti a L'intrepido di Amelio. Senza troppo entusiasmare, ma qui il tentativo va a segno: La luna su Torino illumina un piccolo, scanzonato ma sapido film sull'inquieto vivere.