Romeo e Giulietta, l'amore ai tempi della malattia. Belli, precari e innamorati, Giulietta (Valérie Donzelli) e Romeo (Jérémie Elkaim) hanno un bambino, Adam. Improvvisamente, inizia a vomitare copiosamente, tiene la testa inclinata e non cammina più. Ha un tumore al cervello. Romeo e Giulietta iniziano la lotta: da Marsiglia a Parigi, tra chemioterapie e paure, dubbi e dolori. E' La guerre est déclarée diretto dalla Donzelli e da lei interpretato al fianco di Elkaim: sullo schermo e nella vita, perché il proiettore proietta la loro vera storia e l'Adam a 8 anni che compare nel film è davvero il loro figlio Gabriel.
Girato con una macchina fotografica digitale (Canon EOS), già candidato dalla Francia agli Oscar, la guerra è dichiarata all'Iraq, ma soprattutto alla malattia, e alle malattie collegate, perché la coppia rischia di scoppiare, se non nella filmografia nella biografia. Eppure, nonostante il vulnus per Leitmotiv narrativo, le inquadrature lasciano tempo e modo a rinascita, speranza, libertà, per un altro mondo e un altro parto possibile: eros e thanatos, se vogliamo, ma il cinema dichiara guerra, e la vince, buttando il cuore oltre l'ostacolo, lo stile oltre il ricatto.
Sceneggiatura a quattro mani e una vita, dunque, ma fuori dalle strettoie della prima persona plurale e biografica: non è un filmino amatoriale - appunto, è ultra-stiloso - e nemmeno un cancer-movie lacrimevole, bensì un patchwork lucidamente, geometricamente impazzito di musical (colonna sonora cult), mélo  e romanticismo non pret-à-porter, con felici esternalità positive e pubbliche virtù. Ok, c'è qualche zona d'ombra (parenti stereotipati, Iraq e Fronte Nazionale in dialoghi risparmiabili), ma chi in Italia saprebbe fare altrettanto? Viva la Francia, e, per una volta, viva la Guerra!