In Italia non è la prima volta che ci confrontiamo con La guerra di domani. Nel 1959 da noi The Atomic Submarine di Spencer Gordon Bennet era stato proposto con lo stesso titolo. E anche all’epoca il nemico era un’astronave aliena. Il duello era tra un sottomarino atomico e un disco volante, e il tutto si concludeva con uno “speronamento” tra i ghiacci. La distopia anni Cinquanta aveva molte forme, a partire da Invasione degli ultracorpi, di cui oggi è rimasta solo l’ossatura. La fantascienza e gli omini verdi hanno cambiato veste, specialmente dopo Indipendence Day di Roland Emmerich. Si punta di più sui budget da capogiro e sull’azione sfrenata. Il sacrificio per la patria è centrale, la chiamata alle armi inevitabile. Magari non si distrugge più la Casa Bianca, però tutti devono fare la loro parte per onorare la bandiera.

In La guerra di domani la popolazione è costretta ad andare al fronte, c’è bisogno di eroi. Ma oltre al nazionalismo, si è sviluppata la nuova tendenza a fondere science fiction e war movie. Lo abbiamo visto in The World Invasion di Jonathan Liebesman, in cui Aaron Eckhart combatteva in ogni angolo di Los Angeles per respingere il nemico. La guerra di domani unisce le esigenze del botteghino all’anima da videogame, e costruisce un’avventura a vari livelli, che mescola più generi. La scommessa è quella di giocare con le linee temporali, seguendo la moda di accumulare, senza dimenticarne nessuna, le infinite peripezie sulle quali è costruito il cinema a grande spettacolo.

 

KEITH POWERS and YVONNE STRAHOVSKI stars in THE TOMORROW WAR
KEITH POWERS and YVONNE STRAHOVSKI stars in THE TOMORROW WAR
KEITH POWERS and YVONNE STRAHOVSKI stars in THE TOMORROW WAR
KEITH POWERS and YVONNE STRAHOVSKI stars in THE TOMORROW WAR

Durante una partita di calcio, un gruppo di soldati provenienti dal 2051 si materializza sul campo. Sono forieri di cattive notizie: l’apocalisse è vicina, misteriose creature provenienti da chissà dove stanno distruggendo il pianeta. L’unica soluzione è iniziare a contrastarli partendo dal presente. Il protagonista Dan Forester è un padre, si è fatto le ossa in Medio Oriente, adesso è un insegnante di scienze. Ma il suo Paese ha ancora bisogno di lui.

Il regista Chris McKay sembra aver meno voglia di sperimentare rispetto ai tempi di LEGO Batman – Il film. Sceglie di omologarsi ai canoni, di andare sul sicuro. La parte iniziale è quella più riuscita. McKay gioca bene con la tensione, nasconde l’orrore fino all’ultimo. In più delinea una famiglia burrascosa, dove il paladino Chris Pratt deve trovare un’armonia con il papà interpretato da J.K. Simmons. Ma quando il film svela le sue carte, procede col pilota automatico: ostacoli sempre più duri da superare, mostri assetati di sangue che si moltiplicano. Per non parlare dei soliti ralenti, dell’ironia forzata dei dialoghi, delle tante strizzate d’occhio al pubblico più giovane.

Il conflitto generazionale doveva essere la chiave di lettura dell’intero progetto, ma resta schiacciato dagli effetti speciali a cascata e da una storia senza inventiva. Il rapporto padre/figlia cerca di aggiornare le mirabilie di Armageddon – Giudizio finale di Michael Bay, le aspirazioni belliche sono una variante di Starship Troopers – Fanteria dello spazio di Paul Verhoeven. Il titolo vorrebbe proiettarci verso qualcosa di sconosciuto, ma in realtà il film è ancorato a epoche remote. Se ci si accontenta, il ritmo sostenuto riesce a regalare un po’ di entertainment in puro stile hollywoodiano, prima che tutto vada fuori giri.