La cosa giusta di Marco Campogiani fa la cosa sbagliata, ovvero la rima tra improbabile e multiculturale. Protagonisti il giovane e idealista Eugenio (Paolo Briguglia) e l'esperto e burbero Duccio (Ennio Fantastichini), due poliziotti sulle tracce, prima investigative poi complici, del presunto terrorista Khalid (Ahmed Hafiene), il film "ha degli elementi paradossali e ironici in una vicenda molto dura, ispirata a fatti reali", dice il regista esordiente, ma il triangolo che inquadra non fa l'amore con il cinema.
Prodotto da Cinecittà Luce, girato e ambientato tra Torino e Tunisia, sorretto solo dalle buone prove degli attori, La cosa giusta stigmatizza tanti dei problemi del nostro cinema e indi (?) del nostro botteghino: indifferenza stilistica, ascendenze fiction-televisive e sceneggiatura che per mera verosimiglianza non sarebbe dovuta uscire dal cassetto. Se i migranti non sono mai stati molto frequentati - colpevolmente - dagli schermi tricolori, non è cosa a cui un film come questo può porre rimedio.