Il cinema ha una fascinazione per i fornelli, per le cucine da incubo. Sono luoghi infernali, piccoli microcosmi in cui vengono racchiusi sogni, passioni e dolori. Il filone è un sempreverde che, specialmente in questi anni, non conosce crisi. Oltre a Ratatouille, a commedie romantiche in cui stelle di Hollywood prestano il volto a personaggi in cerca di redenzione (da Catherine Zeta-Jones a Bradley Cooper), viviamo nell’epoca di The Bear, una delle migliori serie disponibili in questo momento. Vicino a pentole e braci si snoda una società piramidale con a capo un despota ben poco illuminato, chiamato chef.

L’ultimo regista a mettere in scena un duello tra posate e padelle è il messicano Alonso Ruizpalacios con La cocina, in concorso alla Berlinale. L’incedere è da war movie, la colonna sonora è figlia di un’epica ricca di ironia, che poi sfocia nel grottesco. Il film è una ronde, a volte amorosa, a volte piena di caos e anarchia. La struttura è corale: siamo in un ristorante a Times Square, a New York, sottoterra c’è un girone dantesco, a livello strada ci si destreggia tra tavole pulite, acquari, e arredi curati.

La macchina da presa segue personaggi diversi, dal proprietario al cameriere, dal lavapiatti al senzatetto. La catena alimentare è chiara fin dall’inizio. Per raggiungere la cucina bisogna superare un labirinto dove la luce è poca e l’aria ancora meno. In alto, dove si prendono le ordinazioni, ci sono i ricchi, sotto invece i poveri, i disperati.

Ruizpalacios a volte sembra richiamare Spike Lee per raccontare lo spirito della Grande Mela, e si immerge in lunghi monologhi che strizzano l’occhio a La 25a ora. La regia è robusta, vigorosa, le immagini sono in un appassionato bianco e nero (con qualche sorpresa). Il momento più travolgente è un pianosequenza indiavolato, in cui alla velocità con cui nascono i piatti si uniscono i toni di un finimondo già annunciato. Un elemento calzante è che l’intera vicenda si svolge nell’arco di un’unica giornata, centrale per l’esistenza di molti.

Tra stranieri alla ricerca di un visto e americani di Brooklyn, si aggira una cameriera interpretata da Rooney Mara. All’apparenza sembra un angelo, ma poi anche lei viene corrotta da un dinamismo senza pietà, che distrugge il futuro e i deboli. È la cronaca di quasi tutte le storie diretta da Ruizpalacios, che per ora trovano la loro espressione più riuscita in Museo - Folle rapina a Città del Messico. Ma La cocina è un’avventura vibrante, energica, dove la favola nera incontra la realtà e il profumo degli intingoli si mischia all’odore forte del sangue. Tratto dalla famosa pièce teatrale di Arnold Wesker.