Torna al cinema il Panda più amato (e con molte ragioni) dal pubblico di tutto il mondo. I geni della Dreamworks si superano e arriva il sequel di Kung Fu Panda, il secondo di un ciclo previsto di sei film, a quanto ha rivelato Jeffrey Katzenberg, se si avrà la conferma del gradimento del pubblico. Stavolta Po, diventato ormai Guerriero Dragone, (e doppiato nella versione italiana ancora da Fabio Volo) dovrà affrontare con i suoi amici (Mantide, Vipera, Tigre, Scimmia e Gru) una battaglia molto personale, la ricerca della verità sulle sue origini dopo che il suo papà oca gli avrà rivelato di essere stato adottato.
La ricerca si intreccia con la lotta contro il crudele Lord Shen (che l'interpretazione nell'originale di Gary Oldman ha trasformato in un cattivo piuttosto complesso), un pavone responsabile della strage di panda al quale Po è scampato grazie all'eroismo della mamma. Tutte cose che riuscirà a scoprire, dopo aver raggiunto la “inner peace”, la pace interiore, l'insegnamento più importante di Maestro Shifu.
Il secondo capitolo di Kung Fu Panda, spinge dunque ad un livello più profondo le emozioni e il percorso di Po, rendendolo protagonista assoluto del film, nel quale il gruppo dei suoi cinque amici è più comprimario di quanto non sia stato nel primo, lasciando al panda sempre affamato la scena. Commozione in agguato dunque, ma condita di molte risate e di scene che restano nella mente (come quella in cui Po cerca di nascondersi dagli sgherri di Lord Shen e lo fa in un dragone di carta). Kung Fu Panda è il primo film di animazione di queste dimensioni ad essere diretto da una donna, Jennifer Yuh Nelson, che aveva già partecipato come artista al primo capitolo, per il quale aveva creato i sogni, i flash back di Po. E che - quasi come una firma - ritroviamo in questo film, girati però in 2D, mentre il resto della pellicola è in un folgorante 3D, che ci trascina in mezzo ai combattimenti e negli scenari montuosi della regione del Cheng Du cinese, ispiratrice per i disegnatori. Forte il legame con la tradizione e l'iconografia cinese, anche nella splendida apertura del film, che si ispira al teatro delle ombre per raccontare le origini della comparsa di Lord Shen. E al pubblico occidentale sfuggono perciò i motivi delle polemiche innescate da alcuni artisti cinesi, che hanno criticato l'uso di elementi della cultura cinese nella favola della Dreamworks, che a noi sembra invece un indiscutibile omaggio. Sin dai titoli di testa, quando il marchio della società di Spielberg, Katzenberg e Geffen (il bambino che pesca poggiato su uno spicchio di luna), diventa un ricamo ispirato al mondo di Po.