In Francia è stato un successone e sta girando nel mondo. Niente male per un’opera prima. Il suo segreto? Senza dubbio la semplicità e il ritorno alla commedia romantica vecchio stile. Scritto e diretto da Laura Piani, un film che si intitola Jane Austen ha stravolto la mia vita non poteva che avere come protagonista una donna, piena di difetti come la maggior parte delle eroine descritte con ironia da colei che passata alla storia come la scrittrice che ha dedicato il suo lavoro all’analisi dell’universo femminile.

Per cui in primo piano c’è Agathe (Camille Rutherford), una giovane libraria francese (lavora nella leggendaria libreria britannica Shakespeare & Co a Parigi), che non vive nel giusto secolo, una sorta di remissiva Anne Elliot di Persuasone (romanzo postumo della Austen), bloccata, con gli attacchi di panico e con il sogno di diventare una scrittrice, affiancata dal suo migliore amico (Pablo Pauly), un donnaiolo, che a sua insaputa la farà svoltare mandando il suo manoscritto a una residenza per scrittori di Jane Austen in Inghilterra. Tra gaffe, blocchi e insicurezze varie, Agathe troverà finalmente l’amore, quello che da tempo immaginava solo attraverso le pagine dei suoi romanzi preferiti. E noi troveremo una commedia romantica, alla Roger Michell o alla Richard Curtis, così come non se ne vedevano da tempo e con un grande punto a suo favore: l’eroina non è salvata dall’uomo, ma dai suoi sforzi. Non è poco.

Jane Austen ha stravolto la mia vita
Jane Austen ha stravolto la mia vita

Jane Austen ha stravolto la mia vita

(Les Films du Veyrier et Sciapode)

Contemporanea, per certi versi anticonformista, estremamente delicata con inquadrature che sembrano dipinti e meravigliosi paesaggi, attori poco conosciuti (annoveriamo anche Charlie Anson, una sorta di Daniel Cleaver, ovvero un Hugh Grant in Bridget Jones decisamente meno donnaiolo) e musiche che spaziano da Cry To Me (sigla di apertura) un omaggio deliberato, anche se modernizzato negli arrangiamenti e con la voce di Marie Modiano, a Dirty Dancing, alla divertente Je t'aime à l'italienne di Frédéric François fino al famoso brano di Schubert (Fantasia in fa minore, a 4 mani in fa minore D940) contribuiscono a rendere degno di nota questo piccolo film dal basso budget.

Nota a margine (da non sottovalutare): c’è anche quel pizzico di autobiografia (la Piani ha lavorato in una libreria a lungo, la stessa della protagonista, e ha scritto diverse sceneggiature affrontando più volte nel corso della sua vita più volte il classico “blocco dello scrittore”) tale da restituire a questa commedia la giusta dose di autenticità, legandola ancora di più alla mitica scrittrice britannica, figura di spicco della narrativa neoclassica del periodo della reggenza inglese, nonché della transizione tra il romanticismo e il realismo. Insomma buona la prima per Laura Piani.