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Il sequel del sopravvalutato ma intrigante Io sono Nessuno inizia come il primo film, con il protagonista tumefatto e ammanettato che viene sottoposto all’interrogatorio di due agenti. È una cornice che fa da ponte con il precedente (alla domanda “Chi sei?” risponde più o meno allo stesso modo: “Nessuno”) ma anche un modo per introdurci in un’altra disavventura di questo padre di famiglia che, quattro anni dopo essersi inavvertitamente messo contro la mafia russa, sta saldando il suo debito di 30 milioni di dollari colpendo vari criminali internazionali.
Completamente assorbito dal “lavoro” e consapevole di trascurare la famiglia, decide di organizzare una vacanza nel resort dove, da bambino, fu felice con il fratello e il padre. Dopo una scaramuccia con alcuni teppistelli locali, il nostro finisce nel mirino della polizia corrotta e di una spietata boss. Rassegnato al fatto che deve assecondare l’istinto e la natura per sopravvivere, il protagonista di Io sono Nessuno 2 prova a negoziare il residuo di normalità in una vita che normale non può essere.
Nel consolidarsi come imprevisto outsider dell’action, Bob Odenkirk mette a disposizione la stanchezza di un volto che pare essere la parte del corpo più segnata, la malinconia di uno sguardo che si accende all’improvviso quando sente il richiamo della violenza, la sottovalutazione altrui che gli permette di sorprendere i nemici.


Il parossismo è un metodo, le coreografie illuminano Odenkirk di un’aura ironicamente quasi superomistica, così come i personaggi di contorno – in primis lo scatenato patriarca Christopher Lloyd con sigaro penzolante tra le labbra e soprattutto la feroce rediviva Sharon Stone – sembrano derivare da un universo fumettistico.
È tutto coerente con l’approccio del russo Il’ja Najšuller, già frontman della band indie rock Biting Elbow: i signori Nessuno (il Nobody originale rende meglio dell’idea della pur quasi letterale traduzione italiana) come baluardi di una normalità ammaccata nella società della performance fisica (Odenkirk non ostenta muscoli, al massimo capitalizza l’intelligenza), estetica (il suo outfit è strampalato), criminale (siamo tutti vittime di qualcuno), esperienziale (il protagonista continua a ripetere che la vacanza è fatta per costruirsi ricordi, con le fotografie scattate con una macchinetta usa e getta per sottolineare la nostalgia analogica per gli album).
Con una prevedibile celebrazione della famiglia che sembra essere il vero discrimine rispetto alle organizzazioni criminali, guidate da individui sempre più egoriferiti e costituite da da “soldati” completamente spersonalizzati. E il messaggino che ogni generazione può migliorare la precedente si misura davvero alla prova dei fatti in questo sequel simpaticamente trascurabile.