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Invisibili
Per entrare nel nuovo film di Ambra Principato, Invisibili , bisogna assumere una premessa precisa: c’è un’altra dimensione accanto alla nostra, un piano diverso dell’esistenza, qualcosa di ultraterreno che va oltre la vita. Come scriveva Montale la realtà non è quella che si vede, o almeno non solo, e sarebbe allora fuorviante limitarsi al recinto del visibile, considerando solo ciò che abbiamo davanti agli occhi. Proprio attorno all’idea di invisibilità è costruito il secondo lungometraggio di Principato, dopo l’esordio con Hai mai avuto paura?, che era ambientato nell’Italia del primo Ottocento e postulava l’essenza di una “creatura” in grado di predare il bestiame e forse le persone. Insomma c’è un soprannaturale nella testa della regista, o meglio un supernatural all’italiana, una via nostrana al genere che non ha nulla da invidiare alle forme tradizionali americane o europee. Neanche i simboli: la prima immagine è infatti una farfalla bianca, che è il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti, una sorta di ponte, un’altra forma del corvo.


Invisibili
La farfalla accompagna il protagonista Tommy (Justin Alexander Korovkin), un ragazzo che da Milano arriva in bus nella provincia, che nella realtà è la suggestiva Ricca Sinibalda vicino Rieti; viene accolto dai nonni per una nuova vita, che in realtà è imposta dopo l’abisso della precedente, segnata dalla mamma con problemi mentali ora internata in un istituto psichiatrico. Tommy, introverso e fragile, inizia la scuola nel piccolo centro e proprio qui, in classe, conosce Elise interpretata da Sara Ciocca (già in Mimi – Il principe delle tenebre, nuovissimo volto di genere). Ma più che un incontro è uno scontro, soprattutto al primo contatto quando la giovane, lolitesca e seduttiva, irrompe in aula furiosa perché l’altro ha occupato il suo banco.
Sarà l’inizio di un rapporto, che si sviluppa proprio sulle rispettive invisibilità; Tommy viene maltrattato e bullizzato, troppo chiuso per non approfittarsene, mentre Elise è una ragazza “maledetta” che va da sola, beve e fuma… E soprattutto, non è viva. Senza incappare nello spoiler, perché viene rivelato candidamente nella prima parte, lei è deceduta poco prima precipitando dal ponte del paese, il lutto è ancora fresco e non riconciliato, visto che alcune tragiche circostanze – ancora il bullismo – hanno innescato la sua deriva… Tommy insomma parla con un fantasma, ma non nel senso tradizionale, è più un’apparizione, una “rimanenza”, un’immagine che non riesce a svanire.


Invisibili
Ambra Principato non teme di gettarsi senza rete sul terreno del genere, senza preoccuparsi di dettagli come la plausibilità che non è obbligatoria, anzi ragionando apertamente su altri presupposti: il discorso può sembrare immediato ma in realtà è sottile e stratificato, bisogna andare nel profondo per comprenderlo davvero. Innanzitutto opera un rovesciamento dei molti sesti sensi del cinema, uscendo dalla retorica del “colpo di scena” che qui è servito naturalmente, senza stupire, perché il punto sta nella relazione tra i ragazzi e quindi nell’intreccio tra due sostanze differenti, un vivo e una morta. Possono comunicare e come? Perché Tommy intercetta Elise? Ed è qui che il dolore di non essere visti si ribalta e volge in positivo, concedendo la capacità di vedere più degli altri, sia gli sciocchi studenti che i professori indifferenti, operando così una sutura tra due anime, che si congiungono andando oltre i rispettivi piani che abitano. In altre parole il tessuto della realtà si incrina: un vivo e una morta possono parlarsi, sfiorarsi e capirsi. Poi come regola di genere il racconto prevede un’evoluzione, Tommy viene chiamato a compiere il suo coming of age ed Elise a trovare finalmente pace, passando per alcune tappe di cui la più struggente è quella musicale. Ma Invisibili non tradisce mai le premesse, la regista percorre fino in fondo il sentiero oltremondano e metafisico, nutrito di segni e simboli (il ponte di pietra, il pianoforte, la pittura). Cosa c’è alla fine della strada? Il bacio di una farfalla da un altro mondo, o forse dal nostro.