L’altra faccia del cinema sudcoreano. Alcuni autori di culto guardano a Hollywood per costruire i loro capolavori, come Bong Joon-ho. Altri preferiscono una cifra stilistica più intimista, rarefatta nelle atmosfere. In testa a questa seconda corrente c’è il regista Hong Sang-soo. Il suo sguardo è più all’Europa, ai maestri francesi: in The Day He Arrives omaggiava Rohmer.

La sua poetica si concentra sul rapporto tra uomo e donna, sulle bevute a tavola dove i sentimenti deflagrano. La macchina da presa si muove poco, l’utilizzo dello zoom è un marchio di fabbrica. Sang-soo in qualche modo è sempre fedele a sé stesso. Gioca con le azioni ripetute, si interroga su come andrebbero le cose se si potesse tornare indietro nel tempo (Right Now, Wrong Then). E racchiude i suoi film all’interno di una battuta che abbiamo sentito in The Day After: “Se la realtà è indefinibile, allora vuol dire che non esiste”. È proprio questo che tratteggia il cineasta di Seul: l’indefinibile.

 

Introduction - Cr Jeonwonsa Film Co.Production
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Copyright Jeonwonsa Film Co.Production

Impossibile dare una forma concreta ai rapporti, ai legami. Ce lo ricorda nel nuovo film Introduction, presentato in concorso al Festival di Berlino. La sua, come ci spiega già il titolo, può essere solo un’introduzione, un invito ad accostarsi ai protagonisti e a cercare di capirli. Nel suo minimalismo, c’è un grande umanesimo. Anche qui la spiaggia, già centrale in On the Beach at Night Alone (il suo film migliore), sarà importantissima nella parte finale.

Nel momento in cui gli elementi entrano in scena, come l’acqua e la neve, Sang-soo lascia fluire il suo talento, con sequenze di grande bellezza costellate di piccoli gesti ed emozioni trattenute. Oltre alla vita di tutti i giorni, Sang-soo ama riflettere sul ruolo dell’arte. Mentre si mangia, in Introduction, ci si domanda quanto sia vero un abbraccio tra due attori sul palcoscenico di un teatro. Il regista si schiera, sembra suggerirci che sia la finzione a regolare i comportamenti, e che l’unico momento di sincerità passi proprio attraverso la recitazione. Questo perché il mondo che descrive è regolato dall’assenza dell’altro, e i suoi personaggi sono alla deriva nella loro solitudine.

Forse è vero che tutti i film di Sang-soo finiscono col somigliarsi, però anche a Introduction l’autore regala una linfa fuori dal comune, dove tutto rallenta, quasi si ferma. In poco più di un’ora si concentrano gioie e patimenti di persone comuni alla ricerca del loro posto in un sistema sempre più complesso. La soluzione è rifugiarsi nel sogno, in una dimensione onirica in cui ogni dettaglio si muove in armonia. Introduction è una ronde, un girotondo di sguardi, di attese, che brillano in un bianco e nero di altri tempi.