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In marcvia coi lupi
Un unico obiettivo, pronunciato fin dall’inizio con voce roca e devota: “Incontrare lo sguardo dei lupi”. In In marcia coi lupi (tit. orig. Marche avec les loups), Jean-Michel Bertrand torna sulle tracce dei predatori più fraintesi d’Europa per completare la sua trilogia iniziata con La vallée des loups. Ma stavolta l’orizzonte si amplia: non più la contemplazione di un branco stanziale, ma la ricerca errante di un giovane lupo solitario, deciso a lasciare la valle natìa per trovare un nuovo territorio, una compagna, un futuro.


È un documentario, certo. Ma ha la struttura di una caccia pacifica, di un viaggio iniziatico, di una vera e propria odissea naturalistica. Per quasi 300 km, estate e inverno, Bertrand insegue – con rispetto e meraviglia – le tracce effimere di un animale che sa essere invisibile. E mentre lui si muove a piedi, con sci o zaino in spalla, bivaccando sotto le stelle o rifugiandosi in baite di pietra, In marcia coi lupi si trasforma in un film sul sentire il mondo, in ascolto profondo del selvaggio.
Le immagini – tra droni, microcamere e mimetismi acustici – compongono un bestiario montano che ha la grazia della rivelazione: cervi, caprioli, volpi, tassi, martore, la lince eurasiatica, fino al momento sospeso e folgorante in cui un lupo si avvicina all'obiettivo, lo fiuta, ci guarda. È lì che avvertiamo la vera osmosi con l’animale, quel legame invisibile fatto di attesa, silenzio e mistero.


Avvertiamo questa osmosi anche quando vediamo e sentiamo i lupi ululare per localizzarsi, ascoltarsi e comunicare. Un gesto ancestrale, ancora non del tutto decifrato dagli etologi, che ci disorienta e ci affascina, che risuona nelle nostre paure ma anche in una memoria più antica e condivisa.
Il film è anche un invito a “sentire il mondo come un lupo solitario”, a ritrovare un ascolto perduto della natura e dei suoi ritmi. Bertrand parla di “una sola ossessione”: non dominare, ma comprendere. E se qualche sua osservazione sui pastori appare meno meditata (riduttiva la battuta sulla “minoranza di allevatori che occupano i media”), resta che il cuore del film è altrove: in quella sintonia fragile tra uomo e natura, che oggi si fa sempre più rara.


Il montaggio alterna contemplazione e tensione, avventura e malinconia. I paesaggi – gli altipiani delle Hautes-Alpes, i contrafforti dell’Isère, la neve dell’Ain, le foreste del Giura – diventano luoghi interiori, tappe di una ricerca non solo etologica, ma quasi spirituale.
Distribuito da Wanted Cinema nelle sale italiane il 16, 17 e 18 giugno 2025, In marcia coi lupi è un film che fa pensare, sognare, rabbrividire. Un’esperienza immersiva, filosofica, radicale. Da vedere in silenzio, per imparare – forse – a camminare di nuovo nel mondo senza far rumore.