Piero Chiara pubblica Il pretore di Cuvio nel 1973. Siamo agli inizi di quel decennio dei Settanta in cui il rapporto tra lo scrittore luinese e il cinema si fa particolarmente intenso: La spartizione diventa Venga a prendere il caffè da noi (Alberto Lattuada, 1970); e, a seguire, arrivano  Il piatto piange (Paolo Nuzzi, 1974), La banca di Monate (Francesco Massaro, 1974), La stanza del vescovo (Dino Risi, 1977), Il cappotto di Astrakan (Marco Vicario, 1979). Trascorre un lungo intervallo, prima che ancora Lattuada traduca in immagini Una spina nel cuore, 1986. Sulla pagina scritta resta appunto Il pretore di Cuvio, che Chiara teneva per se, intenzionato a curarne in prima persona la versione filmica.  Il progetto però non andò in porto, Chiara muore nel 1986 e tutto si ferma.
A riportare in primo piano il romanzo, ecco ora il film Il pretore (ma perché eliminare il nome della località?). Su un soggetto molto fedele all'originale e su una sceneggiatura scritta da Dino Gentili e Giulio Base, il film parte con il sicuro merito di andare a girare in esterni sui luoghi dello scrittore, molto amati, prediletti, indispensabili: gli anni Trenta del consenso fascista; la piccola provincia; il lago che sorveglia silenzioso. Su questo sfondo la narrativa di Chiara si arricchisce di umori, sapori, gioie e dolori, quasi a comporre un piccolo mondo che ha il tono della nostalgia nel momento in cui viene raccontato. Giulio Base (ultimo avvistamento su grande schermo La bomba, 1999, poi tanta fiction televisiva) impiega un po' per trovare l'approccio giusto.
Tutta la prima parte si perde per descrivere le imprese amorose del pretore  Augusto Vanghetta, che utilizza il proprio ruolo per favorire e conquistare piacenti ragazze, per trascurare la moglie Evelina, messa da parte in quanto non in grado di procreare, per affermare la propria vanagloria letteraria, imponendo la messa in scena di un testo da teatro filodrammatico. Troppo pieno di se, Augusto non si accorge che tra la moglie  e il giovane avvocato di studio  Landriani nasce una relazione che permette alla donna di restare incinta. Da questo momento in poi (gli ultimi 20-25 minuti) Base trova lo sguardo giusto per entrare in quella realtà, e non per subirla. Insomma per farci sentire Chiara, il suo gusto per le beffe del destino, l'amarezza per la sconfitta, nella quale, a ruota, siamo tutti coinvolti. Francesco Pannofino  è un Pretore, che passa con misura dai toni tronfi a quelli del beffatore beffato. Precisa Sarah Maestri, una Evelina dolente che però sa pregustare la vendetta. Se servirà anche a riportare l'attenzione su Piero Chiara, il film avrà ottenuto un buon risultato.