Si incontrano la prima volta al centro di riabilitazione dove sono in cura i rispettivi figli, Diego e Walid. Il primo non riesce a rapportarsi serenamente con la disabilità del figlio, il secondo mostra invece una sicurezza e una serenità che solo la consapevolezza di un amore infinito riescono a donare. Diventano amici, i due uomini, ma dopo poco l'arabo scompare improvvisamente e i servizi segreti si mettono ad indagare su Diego: i sentimenti di Walid erano sinceri o semplice specchietto per allodole con cui invischiarlo in chissà quale intrigo internazionale? Per scoprirlo, Diego dovrà esporsi in prima persona, rischiando senza mezzi termini.
Torna ad un lungometraggio per il grande schermo sette anni dopo Io no (co-diretto con la moglie Simona Izzo), Ricky Tognazzi, e lo fa adattando il romanzo di Giancarlo De Cataldo, Il padre e lo straniero, pubblicato dall'autore di Romanzo criminale prima degli eventi dell'11 settembre 2001, ma capace di individuare quelle sfumature di diffidenza e paura verso il "diverso" da noi, lo straniero, oggi come oggi all'ordine del giorno: scritto dallo stesso De Cataldo, insieme a Graziano Diana, Simona Izzo e Tognazzi (con la collaborazione di Dino Giarrusso), il film affida ad Alessandro Gassman e all'egiziano Amr Waked il non facile compito di tradurre sullo schermo due caratterizzazioni al tempo stesso marcate e sfuggenti, insistendo molto sul progressivo cambiamento del primo - nei confronti del figlio, della moglie Lisa, interpretata da Ksenia Rappoport - al progredire degli sviluppi del racconto, che dalla seconda metà del film in poi si tinge di giallo. Ma lo fa senza particolari guizzi, con un po' di confusione, senza riuscire davvero a creare il coinvolgimento sperato, zoppicando qua e là in cerca di ritmo e soluzioni estetiche non proprio memorabili: quello che resta è il fascino di una Roma notturna "segreta", dalle sfumature orientaleggianti, e il tramonto siriano (anche se filmato in Tunisia) per suggellare la scoperta di un nuovo io, capace di riavvicinare tutto quello che prima era lontano, "estraneo" da sé.