Non è questione di nostalgia – il vero programma politico del nostro tempo – né, peggio ancora, di passatismo, ma è incredibile l’incapacità degli animatori contemporanei di tutelare la dignità di un capolavoro del Novecento come I Puffi. Tocca rimpiangere la versione di Hanna-Barbera, che riuscì a tradurre l’universo creato dal belga Peyo per il mercato americano, affiancandosi nell’immaginario collettivo al fumetto originale. E tocca rimpiangerlo soprattutto di fronte a questo ultimo film che sembra esistere solo per spremere al massimo la proprietà intellettuale del brand e del franchise.

Dopo il dittico diretto da Raja Gosnell, trionfo al botteghino e tra i cultori del cattivo gusto, ecco un rilancio commerciale che pare avere tutti i crismi di un riavvio, un’operazione usa e getta pensata esclusivamente per soddisfare momentaneamente il pubblico infantile, con la regia di Chris Miller (ripescato dopo i lontani successi di Shrek terzo e Il gatto con gli stivali) e la sceneggiatura di Pam Brady (nel curriculum South Park, Team America e l’imminente film di SpongeBob, peraltro protagonista di un corto che introduce le proiezioni in sala dei Puffi).

Smurfs™ & © PEYO - 2025 Lic. Lafig B./IMPS © 2025 Par. Pics.
Smurfs™ & © PEYO - 2025 Lic. Lafig B./IMPS © 2025 Par. Pics.
Ken (Nick Offerman), Smurfette (Rihanna), No Name (James Corden) and Brainy Smurf (Xolo Mariduena) in Smurfs from Paramount Animation. (Paramount Animation)

Nato come musical, poi trasformato in una sorta di avventura intergalattica con qualche fiacca canzone ad allungare il minutaggio, il film parte dalle origini (chi sono e da dove arrivano i Puffi, perché esistono, che ruolo hanno) e sembra il palinsesto di un aggiornamento e di una nuova serie: quando Grande Puffo (nell’adattamento italiano ha la voce di Paolo Bonolis, nell’originale c’è John Goodman) viene rapito da Razamella (doppiato da Luca Laurenti), malvagio e grottesco fratello di Gargamella, un gruppo di ometti blu, guidati da Puffetta (Rihanna nella versione americana, Domitilla D’Amico da noi) e dal tormentato Senza Nome (James Corden), si avventura nel mondo reale per riportare a casa il loro leader e salvare l’intero universo.

Fiacco nello svolgimento e poco accattivante nell’animazione, I Puffi – Il film ha il problema di quelle persone un po’ avanti con gli anni che cercano a tutti i costi di apparire giovanili, tra un repertorio musicale che strizza l’occhio alla dance, un gruppo di nuovi personaggi senza carisma né spessore (il cattivo Razamella, i poco interessanti Poots, gli altri Puffi), una serie di messaggi talmente positivi da risultare qua e là paternalisti. Il problema è la mancanza di fiducia nei confronti dei bambini, della loro capacità di stupirsi e del bisogno di riconoscersi in una storia al di là delle sottolineature più smaccate e meno intriganti.

L’unica cosa interessante dura poco più di un minuto: il passaggio tra le varie “dimensioni” dell’universo (la stoccata sui multiversi sarebbe gustosa ed efficace se non si ricorresse agli stessi stratagemmi) che diventa un viaggio nella “creatività” (creta, disegni della prima infanzia, videogiochi, era surreale). Ma è un bel momento teorico che non salva la baracca (e che imbarazzo i tentativi di Brady di svelare il lessico triviale degli immacolati Puffi).