Napoli, il porto, il sogno di un Polo della Scienza e della Memoria, contro la triste realtà di un degrado che, da sempre, fa il gioco degli interessi malavitosi.

Dopo L’arte della felicità (miglior film d’animazione europeo 2013), Alessandro Rak – stavolta insieme a Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone – si ispira alla fiaba di Giambattista Basile per tornare nelle contraddizioni partenopee attraverso una metafora suggestiva, dove a convivere sono la miseria delle ambizioni del presente e la nobiltà degli ideali del passato.

 

Gli autori racchiudono idealmente questa contrapposizione all’interno della Megaride, un’enorme nave ferma nel porto di Napoli da più di 15 anni. Qui, a suo tempo, il ricco armatore Vittorio Basile aveva posto le basi per la rinascita culturale, scientifica ed economica della città. Ma il suo progetto, insieme ai segreti tecnologici della nave, muoiono con lui. Per mano del trafficante Salvatore Lo Giusto, detto ‘o Re, trafficante di droga il cui disegno – a lungo termine – prevede lo sfruttamento dell’eredità della piccola Mia Basile.

La ragazza, muta dal giorno della morte del padre e ignara di tutto, cresce per anni all’interno della nave, all’ombra della matrigna Angelica e delle sue perfide sei figlie. Mancano pochi giorni al compimento dei 18 anni: il futuro di Cenerentola e di Napoli è legato a uno stesso filo. Potranno i fantasmi-ologrammi del passato condurre in salvo lei e la città?

Sempre in bilico tra fiabesco e noir, il film riesce con disinvoltura a mescolare tradizioni da sceneggiata napoletana (in questo, le esibizioni musicali la fanno da padrone) e atmosfere care agli anime nipponici di fine anni ’80 – metà anni ’90, dando vita ad un unicum dove il vero protagonista è il tempo.

Imprigionato dentro quella nave, sospeso e fluttuante come le improvvise apparizioni di persone ed eventi trascorsi, oltre al continuo via vai di creature marine sovraimpresse, il tempo è l’unica cosa – insieme alla memoria – che potrebbe davvero garantire la salvezza/rinascita di un luogo da strappare al degrado, e alla morte. Lo sa bene Primo Gemito (a cui presta la voce Alessandro Gassmann), un tempo al servizio di Basile, ora poliziotto la cui integrità e convinzione saranno elementi decisivi affinché resti viva l'ultima speranza di un domani migliore.