La magia si ripete. Amplificandosi. Dopo sei anni da quello che si è rivelato essere il più grande successo animato di sempre (oltre 1,2 miliardi di dollari incassati nel mondo, sorpassati recentemente dalla versione CGI del Re leone - 1,6 miliardi -, operazione comunque imparagonabile), il sequel di Frozen supera l’originale – capace di aggiudicarsi due Oscar – con uno scarto che era difficilmente prevedibile.

Visivamente straordinario (con dei totali mozzafiato sulla vastità di ambientazioni autunnali ispirate tanto ai fiordi norvegesi quanto a distese e foreste finlandesi e islandesi), il film diretto ancora una volta da Jennifer Lee e Chris Buck ha la grandissima intelligenza di sapersi rivolgere direttamente (ma non solo) allo zoccolo duro degli spettatori che, a suo tempo, contribuirono a creare il fenomeno Elsa & Anna: le ragazzine che allora avevano 4-5-6 anni e che oggi ne hanno 9-10-11 ritrovano le loro principesse-sorelle-eroine chiamate ad un’avventura ben più complessa e impegnativa.

Frozen 2 ©2019 Disney. All Rights Reserved
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L’antefatto ci riporta a loro bambine, ad un racconto paterno e alla ninna nanna materna che le culla sulle note di una melodia (All is Found/Il Fiume del Passato)  che canta di un fiume misterioso e lontano. Tornate al “presente”, ovvero qualche anno dopo gli eventi di Frozen, Elsa percepisce una voce che proviene da chissà dove e, nonostante cerchi di ignorarla, il richiamo è troppo forte.

Impossibile convincerla a desistere, la Regina di Arendelle capisce di doversi allontanare da casa per scoprire una verità nascosta sul suo passato.

Le risposte che cerca, però, metteranno in pericolo il suo regno: se in passato Elsa temeva che i suoi poteri fossero troppo grandi per essere accettati dal mondo, ora dovrà sperare che siano abbastanza forti per salvarlo.

Frozen 2 © 2019 Disney. All Rights Reserved
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I punti di forza “collaterali” del primo Frozen mantengono la propria identità (la potenza mimica della renna Sven, l’irresistibile tenerezza-comicità di Olaf, la goffaggine amorosa di Kristoff, che per tutto il racconto proverà a chiedere la mano di Anna tra mille impacci), con il legame sororale più saldo che mai, tanto che – ancora una volta – la caparbietà di Anna nel seguire Elsa sarà determinante.

Quello che sorprende davvero, però, è la naturalezza con cui impianto visivo e spessore narrativo riescano ad intrecciarsi: molte le sequenze capaci di rimanere impresse (si pensi alla sfida apparentemente improba tra Elsa e il mare oscuro in tempesta), altre supportate al solito da brani che  diventeranno hit come accaduto in precedenza per Let it Go (All’alba sorgerò), stavolta accadrà senza meno per Into the Unknown (Nell’ignoto).

Come è indiscutibile l’attenzione riservata al percorso emotivo/di crescita in primis di Elsa, della stessa Anna e anche di Olaf, quest’ultimo impaurito dal fatto di dover diventare grande, ma capace di regalare le solite perle di divertimento genuino (quando fa la sintesi degli avvenimenti di tutto il primo Frozen è a dir poco geniale).

“… Il potere sta crescendo

non è semplice però

Se nel mondo immenso dell’ignoto andrò

forse scoprirò

quello che non so...”

Frozen 2 © 2019 Disney. All Rights Reserved
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Una nebbia oscura tiene in stallo la misteriosa foresta incantata – luogo che custodisce un popolo, i northuldri, e una verità dolorosa sul passato e sulle origini dei poteri di Elsa – ed è solamente provando ad attraversarla che sarà possibile farla diradare. Perché vedere le cose con chiarezza sarà indispensabile, non solo per capire chi sei e da dove provieni, ma anche per riparare torti mai sanati e garantire un futuro di pace e giustizia.

Femminista nel senso più nobile del termine e capace di parlare a tutti: ambientalista, educativo. E bello. Con sorpresa finale dopo i titoli di coda.