Le fiamme divampano, la cultura brucia. In un futuro non troppo lontano i libri vengono messi al rogo. Nessuno deve leggere, ragionare, perché bisogna essere tutti uniti nell’ignoranza. Il popolo si controlla meglio quando non ha gli strumenti per esprimere il proprio pensiero. Chi prova ad alzare la testa rischia di essere cancellato per sempre, perdendo anche l’identità. I politici dicono che è per il bene comune, per raggiungere la felicità.

“Hemingway era odiato dai movimenti femministi, Kafka era un malato di mente”, sostiene il capitano dei pompieri che, invece di spegnere gli incendi, si aggira per le strade con un lanciafiamme. Il fuoco si è trasformato in uno strumento di libertà, non in una minaccia da sconfiggere.

 

Siamo nel mondo di Fahrenheit 451, il classico scritto da Ray Bradbury nel 1953. Su carta, la storia riusciva a trasmettere con grande forza l’amore per la letteratura. Era l’epoca della Guerra Fredda, della minaccia atomica, e Bradbury faceva dialogare la fantascienza con la realtà. Al cinema questo capolavoro ha brillato con Francois Truffaut dietro la macchina da presa, capace di trasmettere un forte senso di ribellione verso il sitema ai suoi personaggi.

Oggi il regista Ramin Bahrami si avventura su un terreno scivoloso, con un remake hollywoodiano dallo stesso titolo. Il film è stato realizzato per la televisione dalla HBO, ed è stato presentato alla proiezione di mezzanotte della settantunesima edizione del Festival di Cannes: nessun applauso e tante perplessità. Questa nuova versione di Fahrenheit 451 predilige lo spettacolo, e segue la scia dei tanti teen movie modaioli di questi anni, da Hunger Games a Maze Runner.

Il protagonista è un giovane in crisi di coscienza, che trova se stesso attraverso l’amore. Cade tra le braccia della bionda di turno, e mette in discussione il presente e il passato. Poi l’azione e il machismo fanno la voce grossa, e i sentimenti finiscono in secondo piano. Michael B. Jordan e Michael Shannon interpretano la coppia d’assalto dei “pompieri” di Cleveland. Il primo è la recluta che segue il maestro e il secondo è il mentore, ma il rapporto non viene approfondito. Dopo mezz’ora ci si stanca del cameratismo e degli sguardi da duri, e l’arrivo dell’affascinante Sofia Boutella non fa decollare la vicenda.

L’esito è scontato, anche se Bahrami stravolge la storia originale e mantiene solo alcuni momenti chiave, come quello dell’anziana signora che muore con la sua biblioteca. Per il resto non aspettatevi esplosioni nucleari o riflessioni profonde, perché Bahrami preferisce l’enfasi e la musica a tutto volume. Fahrenheit 451 è un film pretestuoso, che sembra realizzato solo per cavalcare l’onda di questo rinnovato timore per il futuro distopico. Gli ambienti esterni fanno il verso a Blade Runner 2049, con schermi alti come grattacieli e un’atmosfera tenebrosa, dove il sole non sorge mai. La notte incombe su Cleveland, e anche su chi deciderà di sintonizzarsi sul canale sbagliato al momento sbagliato.