Era nata in Transilvania, Veronica Lazar, e fu subito travolta dagli eventi. La guerra, la deportazione scampata, le monete d’oro nascoste dal nonno sotto una mattonella, una casa sul viale principale di Bucarest. E poi i primi passi nella recitazione, mentre si impone il socialismo reale, la confisca dei beni e dunque la fuga: così la donna nata “oltre la foresta” si trasferì in Italia, diventando “la prima rumena di Roma”.

Le mille vite di Veronica Lazar sono raccontate in Era la più bella di tutti noi (dal necrologio vergato dall’amico Bernardo Bertolucci), documentario ideato dai figli che l’attrice concepì con il marito Adolfo Celi, Alexandra e Leonardo (anche regista con il montatore Roberto Savoca).

Si parte da alcune lettere ritrovate dopo la morte avvenuta nel 2014, che ricostruiscono le tappe di una vita effettivamente straordinaria: il burrascoso matrimonio con Celi, le amicizie (le vacanze con Michelangelo Antonioni, i rapporti con il "clan Bertolucci"), le parti al cinema, la laurea in psicologia, l’attività presso una struttura sanitaria, la battaglia per tenerla aperta, una missione in Africa per conto della Farnesina, le iniziative culturali tra Italia e Romania.

Inferno (WEBPHOTO)
Inferno (WEBPHOTO)
Inferno (WEBPHOTO)
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La voce di Veronica (la interpreta un’attrice) dialoga con gli home movies, un’intervista del 2006, le foto d’epoca e si incrocia con testimonianze di amici e colleghi. I nomi forti sono Bertolucci (che la volle moglie defunta di Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi e amica della protagonista in La luna), Dario Argento (che intuì nel suo volto un potenziale horror: fu Mater Tenebrarum in Inferno) e Mario Martone (suo ultimo regista: la diresse ne Il giovane favoloso), ma ci sono anche Tatti Sanguineti, Macha Méril, Clare Peploe ed altri.

Quello dei Celi – che arriva quindici anni dopo il doc Adolfo Celi – Un uomo per due culture del solo Leonardo – è un atto d’amore (lo stesso titolo, Era la più bella di tutti noi, ne è la dimostrazione) nei confronti di una donna carismatica che ha lasciato tracce indelebili nelle vite di chi le è stato accanto, ma anche un modo per rievocare il percorso eclettico di un’attrice poco ricordata. I mezzi sono abbastanza limitati ma la sincerità è indiscutibile e c’è la capacità di coinvolgere lo spettatore meno edotto nell’atmosfera di un mondo perduto.