Buon vecchio John McClane, quanto ci sei mancato. Tu, Rocky Balboa, John Rambo, voi sì che sapete come farci sentire vecchi. Il vostro sguardo spaesato in un mondo che non è più il vostro (e neanche il nostro) è adorabile al pari della tenera ostinazione con cui cercate di salvarlo. John, poi, è il migliore. Ultimo dei cowboy-boyscout, Bruce Willis gli deve tutto, a partire dal famoso "Hippy-ya-ye" che lo ha reso immortale. Grattacieli, aeroporti, persino la camera di un hacker adolescente per lui diventano sempre il posto sbagliato al momento sbagliato. Il giovanissimo regista Len Wiseman, videoclipparo di razza e genio del reparto tecnico-artistico di diversi kolossal (Independence Day, Godzilla, Men in Black) lo mette di fronte a un attacco globale cyber-terrorista. Infame, John-Bruce non sa neanche accendere la lavatrice. All'antieroe "figo" perennemente insultato dalle sue donne tocca combattere con nerd bombaroli rifiutati dalle agenzie governative statunitensi perché troppo intelligenti. Si sa, al colosso America mai far notare i piedi d'argilla. McClane non si scoraggia e affronta il tutto come sa: con i computer condivide il cervello. L'uno elettronico, l'altro umano, ma entrambi mossi da un codice binario: fortuna che l'abbinamento di Willis è violenza-umorismo.

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