Cinque anni dopo il documentario (premiato con il David di Donatello) che raccontava la storia della nazionale italiana di calcio a 5 composta da pazienti affetti da disagio psichico, Volfango De Biasi realizza un film tv omonimo, ospitato nella sezione Riflessi della Festa del Cinema e previsto in onda su Rai Uno l’1 novembre.

Crazy For Football – Matti per il calcio segue dunque da vicino la “folle” idea di un medico illuminato (nella realtà Santo Rullo, Presidente Associazione Italiana di Psichiatria Sociale), Saverio Lulli – interpretato da Sergio Castellitto - che dedica la sua vita al reinserimento sociale dei suoi pazienti, i quali grazie al gioco del calcio diventano protagonisti di un sogno: il primo mondiale di calcio a cinque disputato da pazienti psichiatrici.

Commedia brillante impreziosita dalla performance di un incontenibile Max Tortora (è il coach Zaccardi, con cagnetto al seguito di nome Pier Carlino, Califano vi dice nulla?...), il film di De Biasi declina ovviamente in chiave fiction l’intera vicenda, ma lo fa in maniera garbata, anche grazie ad una rappresentazione dei ragazzi con disagio mentale non schiava dei soliti stereotipi cinematografici.

Dall’ex scorta di Cossiga, Sandrone (Lele Vannoli), ora in cura a seguito di un violento esaurimento nervoso, allo schizofrenico Lorenzo (Alessio Ranucci), passando per il più problematico Fabione (Lorenzo Renzi), la “squadra” dei pazienti di Saverio sa restituire sullo schermo un’eterogeneità di vissuto e di contraddizioni che la buona, sentita interpretazione di Castellitto contribuisce a tenere legata, indirizzando il tutto verso i lidi di una verità non banale.

SET Crazy for Football-Matti per il calcio - GRUPPO CON IL REGISTA

L’intento ultimo dell’intera operazione è cristallino e segue naturalmente le mosse del suo protagonista principale, Saverio, uomo che per seguire la sua vocazione ha mandato all’aria un matrimonio (con Cecilia Dazzi), che rischia di mandare all’aria gli schemi della propria professione, ma che ora ha anche la possibilità di non perdere per strada il rapporto con la figlia adolescente, Alba (Angela Fontana): visionario, sognatore, coinvolge nella sua impresa la giovane assistente, l’infermiera Paola (Antonia Truppo) e recupera da una sala bingo l’ex calciatore Zaccardi, ora vedovo e ludopatico, per riportarlo alla vita ben sapendo che il suo lavoro con la squadra sarebbe “impagabile”, nel vero senso della parola visto che non è previsto alcuno stipendio.

La forza trascinante di Tortora (che presto vedremo su Prime Video anche nella serie di e con Verdone, Vita da Carlo), attore che in ogni occasione dà l’impressione di essere “utilizzato” molto meno di quanto meriterebbe, sorta di corpo-estraneo che irrompe in un contesto dove invece bisognerebbe saper scendere a compromessi con enorme elasticità, diventa l’elemento principe su cui ancorare la cifra della risata liberatoria e mai pietosa.

Perché la vita, anche nelle situazioni più difficili, “porta con sé sempre un sorriso”, come ricorda lo stesso De Biasi. E questo tv movie fa bene, molto bene, a ricordarlo. Oltre a sottolineare quanto il calcio, lo sport di squadra in genere, possa aiutare qualsiasi persona chiusa nel proprio mondo ad aprirsi al resto del mondo: non sarà la vittoria, o la partecipazione fine a se stessa, ma l’esperienza della stessa a renderci meno soli.