Come Closer si apre così. Una bici che sfiora l’incidente, una festa che abbraccia la notte, l’illusione di una vita che procede. Poi lo schianto, vero. Tom Nesher mette in scena una tragedia personale. La morte del fratello. Come Closer nasce lì – e la regista ha il coraggio di non trasformarla né in santino commemorativo né in atto d’accusa. Sceglie il territorio più scivoloso: quello dell’intimità. Non rincorre il colpevole né il tribunale morale. Sta dentro la ferita, ascoltandone il rumore di fondo.

Come Closer di Tom Nesher (2024)
Come Closer di Tom Nesher (2024)

Come Closer di Tom Nesher (2024)

Eden, la sorella maggiore, si mette addosso le magliette di Nati, il fratello morto troppo presto. Esce, balla fino a stordirsi: non per divertirsi, ovvio, ma per zittire il dolore.
Da qui il film sceglie una via precisa: non ricostruire l’incidente, ma raccontare ciò che resta. Mappa del vuoto, delle abitudini spezzate, degli sguardi che cercano un’eco. Il lutto come lavoro quotidiano; il desiderio — anche quello che nasce verso Maya, la fidanzata nascosta di Nati —mezzo fragile per non affondare.

All’inizio è curiosità, poi prossimità, poi vertigine: un avvicinamento che non chiede etichette, e che usa l’intimità per riavvicinare l’inavvicinabile. Ognuna diventa specchio dell’altra nel tentativo di riaccendere l’ombra di Nati. È qui che il film trova il suo passo migliore: nel riconoscere che crescere non è sempre una dichiarazione di identità, ma saper custodire un’assenza senza smettere di viverci accanto.

Come Closer di Tom Nesher (2024)
Come Closer di Tom Nesher (2024)

Come Closer di Tom Nesher (2024)

Se il contenuto affonda nella tragedia personale, la forma è quella di un coming of age sensuale e luminoso, colorato, con superfici che luccicano anche quando sotto pulsa la ferita. Nesher lavora per scarti — scherzi, euforia, silenzio — e lascia che Tel Aviv respiri in campo largo: spiagge, strade, pick-up, una macchina a mano che aderisce ai volti. Le esordienti hanno quello “scintillìo” che il film invoca: carisma e frattura insieme.

Non tutto, però, regge allo stesso modo. A tratti il film carica oltre misura: la musica, il montaggio, alcune soluzioni stilistiche fanno più rumore di quanto la nota dolente richieda. Il côté più glamour e seduttivo di Eden rimane dominante, e il climax, pur forte come costruzione visiva, lascia meno sedimento emotivo di quanto prometta.

Come Closer di Tom Nesher (2024)
Come Closer di Tom Nesher (2024)

Come Closer di Tom Nesher (2024)

E tuttavia, quando la regia smette di alzare il volume e si mette in ascolto, Come Closer colpisce con precisione: riconosce che la speranza non cancella la ferita, ci convive. Non c’è compiacimento terapeutico, non c’è disperazione di maniera: c’è l’ostinazione di scegliere la vita mentre tutto spingerebbe a fare il contrario.

Il risultato è un film nervoso e intimo, a volte troppo rumoroso, ma mai pavido. Un esordio che guarda il lutto senza retorica e usa il desiderio come miccia per capire chi si diventa quando manca chi si era. Non sempre in equilibrio, sì. Ma quando trova il centro, lo tiene. E resta.